di Giuseppe Barbato

Come sta lavorando Morgan De Sanctis da quando è D.S. della Salernitana? Proviamo a capirlo tracciando una storia del suo lavoro sul mercato. Un percorso che va descritto in tre fasi, ognuna della durata di circa un mese.

1° Fase: dal 1° Luglio all’8 agosto. De Sanctis partiva con un’eredità pesantissima: quella di Walter Sabatini, e soprattutto deve ripartire da zero. Tutto il know-how e l’impostazione di Sabatini per arrivare a Luglio con una rosa di qualità è perduto. Un handicap oggettivo, più dell’ombra del vecchio D.S., più dell’inesperienza. Il mese di giugno gli serve per mettere in moto la macchina, entrare nel mercato, conoscere Nicola e la società. Eredita anche diverse questioni pesanti: la clausola di Lassana, i rinnovi di Mazzocchi e Gyomber, la cessione di un big. Da risolvere quanto prima, anche per rispondere al pubblico che si aspetta molto da lui. Giustamente: se la Salernitana vuole e deve alzare l’asticella, come dichiarato da tutti, sta al D.S. mettere l’olio negli ingranaggi.

La questione Lassana viene risolta, pur pagando le commissioni, e c’è la cessione di Ederson. Il brasiliano va via per due motivi: per lui la Salernitana ha ricevuto le offerte migliori e potrebbe subire il cambio tecnico che vuole Nicola. La squadra del futuro sarà più proattiva che reattiva, molto improntata al possesso. Su questo fronte De Sanctis lavora in maniera celere, paga lo scotto iniziale per quanto riguarda gli acquisti. Un po’ il budget, ristretto nella prima fase, un po’ la necessità di prendere le misure ma la squadra che lavora a Jenbach è incompleta. Arrivano uno dopo l’altro diversi giocatori: Botheim, Lovato, Pirola, Valencia, Sambia e Bradaric. Tutti di qualità, ognuno col bisogno di ingranare. Restano tante eredità del passato, mancano ancora diversi giocatori e gli infortuni di Lovato e Bradaric stringono il cerchio, nonostante i ritorni di Kastanos e Bonazzoli. Il ritorno a Salerno mette in luce tutti i problemi: la squadra non convince nelle ultime amichevoli ed esce dalla Coppa Italia. Contro il Parma, alla rosa già incompleta, si aggiungono gli infortuni di Ribery e Bohinen. L’emergenza impone un cambio di passo.

2° Fase: dal 9 agosto al 1° settembre. Nicola parla chiaro in sala stampa: ho bisogno di giocatori. L’accelerata sul mercato dimostra che De Sanctis, quando chiamato in causa e con i giusti cordoni della borsa, è in grado di muoversi bene. Arrivano Bronn, Candreva, Maggiore e Vilhena. Poi Dia e Piątek. Innesti di qualità ed esperienza. Il beneficio è immediato: la squadra ingrana e trova una propria quadra. Forse è qui che si annida il tarlo che emergerà a Reggio Emilia, con le dichiarazioni sulla “fase difensiva improponibile”. È giusto riportare pregi e difetti del lavoro estivo:

  1. La rosa allestita è di qualità ma non è perfettamente assortita.
  2. L’organico è un mix eterogeneo di calciatori, per principii e modi di agire sul mercato.
  3. Gli interventi più robusti sul mercato sono giunti solo dopo l’emergere dei problemi.

Piccole incoerenze che messe insieme complicano il quadro. La squadra, nel giro di poche gare, mostra il meglio e il peggio di sé. Il resto lo fanno gli infortuni che obbligano De Sanctis a mettere continue pezze, a rifare la squadra ogni volta da capo.

3° Fase: dal 1° gennaio a oggi. Il mercato invernale in A è il più povero di sempre: pochissimi soldi spesi, molte squadre immobili e due impossibilitate a farlo (Lazio e Sampdoria). Così come ad Agosto la squadra va completata, per via di infortuni e di emergenze tecnico-tattiche. Alcune non sono condivise tra la società e la vox populi, soprattutto per quanto riguarda le corsie esterne. Escludiamo per un attimo tutte le voci, le polemiche e le discrepanze all’interno della Salernitana. Ci sono due dati di fatto che rendono questa terza fase accettabile, in attesa della conferma del campo. Alle mancanze numeriche, portiere e centrocampo, De Sanctis ha rimediato subito con Ochoa e Nicolussi Caviglia. Alle richieste tecnico-tattiche di Nicola si sta rimediando con i nomi richiesti: Trost-Ekong e Crnigoj.

Il bilancio degli acquisti solo il campo potrà darlo. La valutazione a oggi su De Sanctis va fatta secondo due presupposti. Il primo è quello di un dirigente che conosce bene il mercato e sa muoversi al suo interno. Il secondo è quello di un dirigente che ancora deve lavorare su alcuni aspetti per diventare un D.S. completo. “Moriremo insieme” è un pensiero giusto ma non basta proclamarlo: è solo l’esperienza che fa la differenza. Compresi gli errori che ci sono ma restano rimediabili. Lavorando bene nell’ultima settimana e rafforzando ogni giorno la posizione di Nicola e del gruppo. Perché solo sul campo si raggiunge la salvezza.

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