Volutamente abbiamo fatto trascorrere 36 ore dal miracoloso punto strappato con i denti alla Cremonese nel match di lunedì sera. Volutamente perché occorre essere “lontani” dall’evento per poter essere davvero lucidi nell’analisi della gara. All’amarezza del momento è sopraggiunta – lo possiamo dire apertamente – anche la consapevolezza che i sogni di gloria dei granata di Ventura sono quasi tutti svaniti nel nulla.
Partiamo dal match contro i grigiorossi di Bisoli. Al netto delle incursioni di Lombardi e di qualche spunto di Cerci nel finale, la Salernitana si è salvata da una clamorosa debacle interna solo grazie a due calci di rigore molto dubbi (il primo inesistente addirittura) e ad un pizzico (ma solo un pizzico) di rabbia agonistica nel finale. Un punto davvero miracoloso per quello che abbiamo visto in campo: contro un avversario che ha svolto solo il compitino, non si è vista né grinta né freschezza atletica, con evidenti cali di concentrazione tipici del classico “sciogliete le righe”.
Tristezza immensa per i tanti tifosi che sono costretti a seguire le sorti della Salernitana incollati ad un televisore. Ma forse è meglio così. Assiepare le gradinate dell’Arechi avrebbe comportato ancora maggiore rabbia e senso di frustrazione. Già perché le tante promesse fatte sul Castello d’Arechi nel giugno 2019 – durante il clima euforico del centenario – stanno lentamente ma progressivamente sgretolandosi. Come un castello di sabbia.
Questa Salernitana, con questi atleti ed in queste condizioni, non può andare da nessuna parte se non recitare un ruolo di comparsa nel rush finale del campionato. A meno di improbabili colpi di scena e di una improvvisa “sterzata” d’orgoglio, i playoff si allontanano giorno dopo giorno. Con buona pace di quella fetta di addetti ai lavori che continua a non vedere la realtà, nascondendo in modo goffo le tante lacune della rosa messa a disposizione di Ventura.