di Giuseppe Barbato

L’infortunio di Boulaye Dia, trauma contusivo al ginocchio che potrebbe significare la fine della stagione per il senegalese, è una brutta notizia per la Salernitana. Allo stesso tempo è un’occasione utile per ragionare sul gioco dei granata, sul come la squadra con Sousa ha cambiato il proprio modo di attaccare. Di conseguenza anche di difendere. Non è solo questione di aggressività, baricentro e condizione atletica. Sono prima di tutto i movimenti e le situazioni a rendere la Salernitana una squadra diversa. In un sistema del genere Dia si esalta ma la squadra ha mezzi e modi per fare bene anche senza di lui.

Con Paulo Sousa anche la fase difensiva è un modo per attaccare. Lo si è visto anche contro la Roma, soprattutto nel primo tempo. Segnalo una situazione: la Salernitana attacca vicino all’area di rigore romanista, sul lato destro. Il pallone viene perso, qui scatta la riaggressione che viene portata da Daniliuc che rompe la linea e finalizza il recupero vincente. Situazione già vista contro l’Atalanta, soprattutto con l’austriaco che è molto abile in questo. Tutto questo è possibile a una condizione: la presenza nella cosiddetta ‘zona palla’. In entrambe le fasi devono esserci tanti giocatori vicino al pallone, così da averne altrettanti che partecipano al gioco. E se il pallone non ce l’hai, o lo perdi, puoi recuperarlo in fretta.

La Salernitana è molto abile sul fraseggio corto, per poi distendersi in avanti. Una delle doti più interessanti di Boulaye Dia è proprio questa: saper contribuire a questa fase in tanti modi. Un appoggio vicino e uno scarico al compagno, un dribbling o una conduzione palla efficace, spunto sulla profondità. La costruzione dell’azione è nata anche da qui, da una palla lunga di Ochoa oppure agendo in densità sulle seconde palle. L’abilità principale della squadra è quella di allargare e stringere il campo a piacimento, disorientando soprattutto le difese posizionali. Contro la Roma, molto compatta al centro, la squadra ha saputo mantenere sempre l’ampiezza. Il resto del lavoro è stato dato da una disposizione “a rombo” con Bohinen sempre basso e Lassana, Candreva, Kastanos e Dia in grado di svariare nelle posizioni. Movimenti che hanno messo in difficoltà anche Fiorentina e Atalanta.

Dia, oltre ai gol, riesce a contribuire a tutto questo. Contando sempre su Piątek, il cui riscatto è sempre più probabile anche alla luce della retrocessione dell’Hertha Berlino, chi dovrà sostituirlo deve garantire lo stesso lavoro. Nel corso della gestione Sousa Botheim è cresciuto proprio su questo, esaltando quelle qualità che si erano intraviste al Bodo-Glimt. Durante la gestione Nicola ricordiamo l’ottima prestazione di Bonazzoli contro lo Spezia, nella quale il centravanti di Manerbio si distinse proprio con questo lavoro. A mio giudizio è proprio qui che la Salernitana ha il potenziale per gestire l’assenza di Dia in queste due partite: nel saper comunque manipolare gli spazi avversari, garantendosi più bocche di fuoco. Non il centravanti che fa da riferimento per il gol ma il centravanti che fa da riferimento per una manovra efficace e di ampio respiro.

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