di Giuseppe Barbato
A Genova non si può giocare bene al calcio perché c’è la macaia
Gianni Brera, gran maestro del giornalismo sportivo e tifoso del Genoa, quando scrisse questa frase riprese una parola del gergo genovese, macaia, e decise di associarla anche al calcio. Cos’è la macaia? È una condizione meteorologica tipica di Genova, per cui il cielo è molto coperto e il vento freddo soffia sulla città nonostante da altre parti il clima sia gradevole. Capita soprattutto tra inverno e primavera quando c’è molta umidità. Ieri sulla Pianura Padana i 15 gradi e il sole annunciavano la primavera. Appena passata la valle Scrivia il cielo s’è incupito di colpo, segnale che sul golfo di Genova il clima era d’un altro tenore. Appunto, la macaia. L’analisi tattica di Sampdoria-Salernitana parte da qui.
U meuia, belin u meuia
Simone Pieranni, nel suo libro “Genova macaia”, riprese quella metafora dandogli un ordine emotivo e sportivo. Lui lo fa associandola al Genoa, squadra di cui è tifoso, citando una sensazione da spalti. U meuia, ora matura (il gol). Ieri la macaia era talmente forte che una frase così era inimmaginabile. La Sampdoria, quest’anno, ha segnato solo tre gol al Ferraris e ottenuto tre pareggi di cui due 0-0. Stankovic ha provato a prendere le redini della partita da subito ma non è stato facile. Merito delle scelte di Paulo Sousa: baricentro medio (49 metri) con alcuni lampi di pressing alto e ottima occupazione degli spazi centrali. La Samp ha provato a uscire soprattutto a sinistra, con Amione e Augello, ma senza riuscirci. In quella zona Piątek e Kastanos hanno concentrato il primo pressing attuando un buon recupero palla, da qui sono nate alcune ripartenze e l’occasione di Candreva al 15°.
Passato il 25° la musica è cambiata: la Sampdoria ha trovato margini per superare la prima linea di pressione e imbastito un lungo giro palla. A sinistra Augello si è spinto con più efficacia, favorito da alcuni errori di posizionamento di Sambia e Daniliuc. A destra i movimenti di Cuisance provavano a dare delle opzioni di gioco, senza riuscirci. È qui che Stankovic prova a cambiare, cercando di creare due fronti d’attacco: al 35° sostituisce Sabiri per Gunter. Il cambio, in apparenza, è inspiegabile e Marassi reagisce con una selva di fischi. Al netto del rapporto del marocchino con la società l’idea è spostare Zanoli in fascia, passando al 4-2-3-1 con raddoppi e movimenti a svuotare il centro per poi riempirlo con inserimenti. L’idea è pregevole ma senza esito: merito di Pirola e Gyomber, sempre attenti nelle chiusure e in anticipo.
Macaia, scimmia di luce e di follia. Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia
Nel secondo tempo Sousa prova a vincerla, inserendo prima Maggiore per dare dinamismo e tecnica a centrocampo. Il cambio ha un primo effetto benefico sulla Salernitana che a inizio ripresa si fa vedere con decisione dalle parti di Audero. È il momento migliore dei granata, la squadra costruisce di più e spinge soprattutto a sinistra. Bradaric dà qualità col suo palleggio e i muscoli di Pirola in conduzione palla si fanno sentire (due passaggi chiave per lui oggi, cosa non banale per un difensore centrale). Stankovic prova a ribaltarla con un triplo cambio ma dei tre quello più logico, Quagliarella per lo spento Jesé, è il peggiore perché il bomber napoletano non dà la profondità necessaria e si fa assorbire da Gyomber. Di contro Murru e il giovane Malagrida sulle fasce danno il loro apporto.
La Salernitana avrebbe bisogno di qualità e della forza di Mazzocchi e Dia ma i due sono lontani dalla miglior condizione. La squadra soffre, almeno nell’atteggiamento, e cala alla distanza. Serve ordine per gestire il dinamismo che si trasforma in frenesia. Sousa inserisce Bohinen per gestire palla e creare, con il suo fraseggio, spazio necessario per dare a Mazzocchi un cambio gioco e spazio da attaccare. L’idea è interessante, le combinazioni nello stretto con Bradaric e Pirola sono di livello, ma manca la finalizzazione. Il tiro deviato di Maggiore è troppo poco. Anche la Samp è affetta dallo stesso stato d’animo. Winks prova a dare ordine ai suoi ma è solo: i muscoli di De Luca, nel finale, creano un paio di situazioni convulse in area ma non basta per vincere.
Le due squadre si sono certamente impegnate ma in questo momento non possono dare di più. La Sampdoria per oggettivi limiti tecnici, acuiti dalle assenze di Lammers e Gabbiadini; la Salernitana per limiti fisici e tattici. Paulo Sousa in sala stampa, con grande chiarezza, ha spiegato questi limiti e li ha messi nella giusta cornice. Mi piace pensare che negli spogliatoi del Mary Rosy abbia trovato lo spolverino di Leonardo Menichini e l’abbia indossato. Il tecnico di Ponsacco, quando la Salernitana non ne aveva, gestiva e si prendeva il punto. Ieri Paulo Sousa ha accettato la macaia e s’è preso il punto. Non sarà il calcio che vuole ma fare necessità virtù a volte è un bene. Questa è una di quelle volte.