di Giuseppe Barbato

La Salernitana chiude il proprio mercato di gennaio piazzando alcuni esuberi e con quattro innesti: Ochoa, Nicolussi Caviglia, Troost-Ekong, Črnigoj. Altri non sono arrivati, su tutti Verdi a causa del mancato transfer sul portale telematico della FIGC, e alcune cessioni sono sfumate. I media nazionali danno buoni voti al mercato: roster rinforzato spendendo poco, nessuna cessione di rilievo. In attesa di capire se l’ultimo posto over verrà occupato sono 26 i calciatori a disposizione di Nicola, compresi i tre portieri che di volta in volta si giocano due posti nella lista over. La difesa a quattro è stato il cardine delle ultime due gare, con diverse posizioni di centrocampo e attacco in base alle singole situazioni di gioco. Il cambio è servito per ripartire dopo il disastro di Bergamo. Ma sarà sempre così? L’organico è completo? Proviamo a rispondere a queste due domande.

Esisterà solo la difesa a quattro? Possibile ma non certo. Il calcio è cambiato e i moduli non sono misure definitive per capire il calcio. Principii di gioco, occupazione del campo, movimenti di squadra: senza questi elementi nessun modulo funziona. Contro il Napoli la squadra ha usato prevalentemente il 4-5-1, per annullare ogni possibile varco agli uomini di Spalletti. Si sono visti anche sprazzi di 4-3-3, come a Lecce, e di 3-5-2, per pressare i due centrali del Napoli e ingolfare il gioco sulle fasce. Decisivo il ruolo di Piątek e del centrale di centrocampo. Non si va più a spron battuto sui difensori avversari ma si orienta il lavoro sugli anelli deboli, impedendo un gioco facile oltre la prima linea di pressione o forzando il lancio lungo. Ciò che era mancato contro il Milan, con Bennacer sempre libero per ricevere.

Lobotka e Hjulmand non hanno avuto questo spazio, anche grazie al lavoro del centrocampista centrale che si abbassava e alzava a seconda dei casi. Sia Bohinen sia HNC sono in grado di farlo bene e ciò garantisce un’alternanza della quale possono beneficiare diversi giocatori. Su tutti Candreva e Vilhena, in attesa del rientro di Maggiore e del suo utilizzo da mezzala di possesso e inserimenti. Sempre a partire da un centrocampo a tre e distanze brevi tra i giocatori, pilastro inamovibile della Salernitana. Salvo situazioni eccezionali è da escludere il ritorno al 4-4-2 che provocherebbe un riassetto troppo grosso. Il resto è nell’occupazione di campo in base all’avversaria, alle circostanze di gioco, nonché all’utilizzo ragionato del possesso palla.

L’organico è completo? Due tipologie di giocatori non sono giunti a Salerno: esterni d’attacco e un cursore che gioca su entrambe le fasce. La situazione nel reparto avanzato è particolare: Dia e Piątek sono i titolari indiscussi, per qualità tecniche e tattiche. Gli altri attaccanti devono sapersi adattare. Valencia è quello più duttile, purtroppo quello meno pronto alla Serie A: dalla sua ha la capacità di poter giocare da esterno d’attacco e sacrificarsi in fascia, come contro il Napoli. La situazione più spinosa, tatticamente, è quella di Botheim: il norvegese è il meno adatto a un gioco più sporco, più rivolto alla seconda palla. Da esterno potrebbe trovare nuova vita, col supporto di mezzali tecniche, però gli serve tempo e Nicola deve saperlo includere nel progetto tecnico.

Sulle fasce la società ha fatto una valutazione partendo dagli elementi in rosa. L’infortunio di Mazzocchi è meno grave del previsto, Sambia ha trovato la sua dimensione e alcuni centrali possono spostarsi in fascia (su tutti Bronn e Pirola). Quindi non si è ritenuto prioritario intervenire lì, nonostante i tentativi per completare il reparto con Ebosele. Črnigoj offre un’altra opzione in tal senso, data la sua esperienza come esterno di fascia. Infortuni e squalifiche sono sempre all’orizzonte ma sugli esterni c’è modo per compensare. C’è un solo grosso buco: l’alternativa a Piątek. Non una prima punta da sponde ma un altro centravanti di lotta e governo, capace di giocare col corpo e con i piedi. Perché la Salernitana non è più solo palla lunga e pedalare e il calcio di oggi è fatto di infinite possibilità. Nonché di organici in grado di mutare il più possibile mantenendo intatti i principii.

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