Sarebbe ancora lì. Occhiali d’ordinanza, bomber granata addosso, barba lunga. Se non fosse stato per quel maledetto giorno d’aprile del 2010, quando Carmine Rinaldi – per tutti il Siberiano – ha salutato la sua città per sempre, sarebbe ancora lì. Su quei gradoni, assieme ai suoi fratelli di curva, in ossequio a quel giuramento d’amore fatto per la Salernitana. E di certo, se il Siberiano avesse assistito allo scempio della memoria e della dignità della maglia Granata, ad opera di alcuni dirigenti dell’attuale società, non sarebbe rimasto con le mani in mano. Da par suo, a muso duro, avrebbe affrontato tutti. Senza paura. Senza alcun condizionamento o riverenza. “La Salernitana è nostra”, lo ripeteva sempre Carmine. E mai come in questi anni, dove il concetto di “merce” o di semplice “proprietà privata” è stato più volte accostato inopinatamente alla casacca del cavalluccio, ricordare a chiunque che la Salernitana non è un prodotto di fabbrica, nè uno spettacolo di cabaret, bensì patrimonio indisponibile della città e del suo popolo, è doveroso. Proprio per rispettare la memoria di chi quella maglia l’ha difesa in ogni città d’Italia, mettendo a rischio la propria pelle. Buon compleanno Carmine.

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