“Lo stadio non è nostro, la società non c’entra nulla con tutto ciò che accade. Il Comune si è reso disponibile ad ascoltarci, a comprendere. Dobbiamo istallare tornelli, migliorare l’area ospitalità, accogliere meglio i tifosi, predisporre una copertura per tutelare gli spettatori in caso di pioggia. Se pure volessimo fare qualcosa, non abbiamo la titolarità per poterlo fare. Siamo totalmente inibiti. Noi siamo disponibili a venire incontro alle esigenze dei tifosi, i nostri veri consiglieri. Fatta eccezione, ovviamente, per quelli ultra polemici. Ma il mio messaggio è chiaro: la querelle Arechi non è addebitabile al club. L’amministrazione comunale fisserà un incontro con i nostri tecnici e speriamo possano esserci passi avanti. E’ arrivato il momento di agire, nel rispetto della piazza e della città. Anche a costo di dire pubblicamente cosa si può fare e cosa non si può fare, dando spiegazioni chiare. La Prefettura ha dimostrato massima disponibilità, li ringraziamo: ora, però, interveniamo. Una squadra in serie A porta tanti indotti economici alla sua città. Non bisogna sottovalutare il ruolo istituzionale della Salernitana, che va ben oltre i risultati sportivi della domenica. C’è un seguito importante, un enorme bacino d’utenza. La programmazione dipende anche da uno stadio all’altezza, il nostro investimento rientrerà moltiplicato per dieci e la Salernitana, la città e la gente ne trarrebbero enormi benefici”. Parole chiare e assolutamente condivisibili quelle del presidente Danilo Iervolino, in linea con il pensiero espresso in estrema sintesi attraverso uno striscione dagli ultras della curva Sud. Il tempo delle chiacchiere è finito: c’è una grande società e nessuna componente può ostacolare un percorso di grande livello che può far sognare i tifosi e creare ricchezza e posti di lavoro.

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