di Giovanni Di Domenico

Un pomeriggio dalle forti emozioni, le proverbiali “lacrime e brividi” come sempre accade quando gli ultras della curva Sud scendono in campo. Lo hanno fatto oggi al Teatro Augusteo, in una sala gremita e con un evento organizzato in ogni minimo dettaglio per ricordare Enzo, Ciro, Peppe e Simone, i 4 angeli granata scomparsi a causa del rogo appiccato sul treno di ritorno da Piacenza nel 1999. Un momento dedicato alla riflessione, alla preghiera, al rimpianto. Perchè sussiste in ognuno di noi la convinzione che quella tragedia poteva essere evitata. A rappresentare la Salernitana è stato il direttore sportivo Morgan De Sanctis, quasi in lacrime durante la visione del cortometraggio: “Quando hai la responsabilità di occupare un ruolo così importante devi subito prendere atto della storia della Salernitana, piena di favole belle. Noi siamo con orgoglio una piccola parte di questa storia e le pagine più belle sono quelle che dobbiamo ancora scrivere. Nella storia purtroppo c’è anche questa macchia, questa tragedia enorme: ieri con Sasà Avallone abbiamo visitato le tombe dei ragazzi incrociando gli sguardi delle loro famiglie. Onoreremo sempre la loro memoria, chi entra nella famiglia della Salernitana deve sapere cosa è successo a questi ragazzi. È un dolore che non si dimentica. Voglio pensare che questi ragazzi continuino a guidarci da lassù. I giocatori sanno di dover onorare la maglia anche per loro”.

La serata si è aperta con la riproposizione dell’inno “Salernitana, compagna di una vita” ideato e prodotto dagli studenti del liceo Alfano I di Salerno. Regista del  cortometraggio è Fernando Inglese che, durante il suo intervento, ha trattenuto a stento le lacrime: “Quest’idea nasce in primis dal fatto che sono un tifoso e da sempre ho pensato di scrivere una sceneggiatura. Quel fatidico giorno è rimasto nella mente di tutti. Ho raccolto testimonianze dell’epoca e dei giorni nostri, ho voluto raccontare l’ultima notte di vita dei nostri quattro angeli. Questa produzione la dedico ai quattro ragazzi e alle loro famiglie. Ringrazio pubblicamente la dottoressa Paky Memoli che ha fin da subito creduto in questo progetto. Non posso esimermi dal ringraziare anche gli ultras granata, in particolare Gennaro Isoldi dei Viking Guerrieri”.

Non è passata inosservata la presenza di Antonella Esposito, mamma di Ciro. Questo il suo discorso: “Il mio abbraccio ai familiari delle vittime. Poi un ricordo di mio figlio. Ciro non è stato sparato durante gli scontri, ma è stato sparato per andare a salvare chi aveva sentito le urla. Gli ultras non usano armi. Spero che la memoria dei nostri figli possa servire come monito affinché certe tragedie non succedano più. Non c’è spiegazione per eventi del genere. La fede mi ha dato la forza di perdonare e di andare avanti senza odio e rancore. Lo sport è momento di aggregazione, Ciro aveva grande amore per la maglia e identità della propria città. Non si dovrebbe mai spingersi oltre, siamo tutti figli di un unico Dio”.

Tocca poi a Carmine Pecoraro, all’epoca dirigente della Polizia di Stato, insignito di Medaglia d’oro al Merito Civile dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: “Il fumo usciva da tutte le parti, ho chiamato subito i colleghi. Ancora oggi ho fissa nella mia mente questa immagine. Ho perso dopo 4 anni un collega per complicazioni dopo quell’episodio. Il macchinista è stato bravo a portare il treno fuori dalla galleria, vedevo ragazzi buttarsi giù dal treno. Il nostro rimpianto è di non essere riusciti ad entrare nel treno, le fiamme erano troppo alte e avevano preso il sopravvento. Non è stata colpa della Polizia, è stato fatto il massimo”.

Una serata perfetta, davvero di altissimo livello, impreziosita dalla presenza di Sebastien Louis (francese, esperto del mondo ultras), Corrado De Rosa, dall’avvocato Ciro Romano e da tantissimi esponenti della curva Sud e della tifoseria organizzata. Per il Comune c’era la dottoressa Paky Memoli, tra i politici anche Piero De Luca. Applausi convinti agli organizzatori che hanno regalato alla città e alla tifoseria un paio d’ore davvero commoventi. Tutto curato nei minimi dettagli, tutto volto a ricordare per sempre quel maledetto 24 maggio del 1999. Ferita che sanguinerà per sempre e che deve spingerci ogni giorno a onorare la memoria dei quattro angeli granata e di chi, come si legge su una lapide esposta presso il cimitero di Salerno, “in vita ha amato la Salernitana e oggi contempla la grandezza del Signore”.

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