Come noto, il calcio italiano potrebbe cambiare pelle. L’idea di una riforma strutturale aleggia nelle menti degli organi competenti, uno su tutti la FIGC del presidente Gabriele Gravina, cui va riconosciuto il merito di essersi battuto per la salvaguardia dei campionati dai primi giorni di questa nefasta fase storica. La volontà del numero uno della Federcalcio, ora, è quella di rendere il sistema calcio più sostenibile, fattispecie non avallata dallo stato attuale, dato che le cento società professionistiche (20 Serie A, 20 Serie B e 6 Serie C) hanno dimostrato di non rappresentare la giusta congiuntura. Ecco, dunque, l’idea di Gravina, come raccontato da “Il Giornale“: 60 società professionistiche divise in parti uguali tra serie A (20), serie B (20) e Serie C (girone unico da 20) più eventuali due gironi d’elitè, una sorta di ex C2 riveduta e corretta. Dinamica che porterebbe al ritorno del semi-professionismo anche se, qualora l’ipotesi diventasse concreta, servirebbe una legge che rimetta in vigore proprio lo status di semi-professionista. La Serie D non sarebbe cancellata ma – si legge – bisognerebbe tener conto delle numerose cancellazioni derivanti dai nefasti effetti del virus.