La classifica non ci interessa. Le vittorie – ben vengano – sono solo un orpello della dimensione intima del tifoso. Quello che sta accadendo a Salerno da alcuni anni a questa parte non può essere considerato la normalità. O meglio, lo è se s’intende la fabbrica del calcio in chiave moderna, dove la passione della gente muta in prodotto commerciale, dove il tifoso si trasforma in consumatore da divano. Per chi invece il calcio lo ama se e quando questo è “polvere e gloria”, allora il problema esiste e ciò che accade a Salerno è un’anomalia. Anomalia del cuore, ovviamente. La Salernitana ha iniziato bene questo torneo in era Covid. Con zero spettatori sugli spalti, gli atleti in casacca granata stanno disputando delle buone partite, senza entusiasmare, ma con delle note positive, come l’umiltà e la grinta. I risultati stanno anche dando ragione a Castori e ciò non può che riempire di felicità il cuore della gente di fede granata. Ma nel cuore – purtroppo – c’è una ferita aperta che nessuna vittoria potrà rimarginare. La gestione del duo Lotito-Mezzaroma, insieme al ds Fabiani, non è affatto gradita al 99% dei tifosi della “bersagliera”. Lo dimostrano gli striscioni degli ultras, la solidarietà di diverse curve italiane ed estere, la delusione di tanti salernitani lontani dalla Campania, manifestata sui social a chiare lettere: no alla multiproprietà. Una posizione netta, cui si aggiunge la rabbia per le dichiarazioni del presidente della Lazio e del direttore sportivo, troppo spesso aventi ad oggetto non programmi sportivi e progetti futuri, ma contumelie ed offese per la maglia granata, denotando anche una scarsissima conoscenza della storia sportiva della Salernitana. Ecco perchè la classifica, le vittorie e tutto ciò che accade in campo conta fino ad un certo punto. Salerno e la Salernitana meritano rispetto. Prima di ogni altra cosa.