dal nostro inviato Giuseppe Barbato

ZITTI… MA SOLO PER LA SCARAMANZIA
Sono le cinque del pomeriggio, è il centro di Udine. Nei bar e per strada, sparse tra i turisti e gli universitari, si vedono delle macchie granata: chi è seduto a bere un aperitivo, chi cerca Piazza XX Settembre (la piazza dove la Salernitana ha svolto il risveglio muscolare), chi canta e scalda la voce. Tra poco si partirà per raggiungere la Dacia Arena, versione moderna e funzionale del vecchio stadio Friuli. La sensazione, dopo la vittoria di Marassi, è di grande elettricità: quella vittoria, a lungo agognata, è benzina nella macchina della squadra e dei tifosi ma di miracolo non si parla. Si attende la sfida contro l’Udinese di Cioffi, si attende un altro risultato positivo. “Ci devi credere” si canta all’inizio e “ci devi credere” si canta alla fine: il match è spigoloso, teso, e chi è sugli spalti lo sa. Parliamo di chi c’è, parliamo dei numeri: 600 cuori granata. Detto così sembra poco, pochissimo. Soprattutto per una tifoseria che ne ha fatti 6000 solo dieci giorni fa. Ma oggi è mercoledì, in un orario sgembo e in un calendario ingolfato dal clima da azzeccagarbugli che domina il calcio italiano. A queste condizioni sono tanti, tantissimi: e cantano, eccome se cantano. Anche questa volta quella sensazione della bestia allo zoo: tutti ti guardano, tutti ti riprendono. Ma questo non è uno zoo: è un teatro, per giunta bellissimo e moderno. Quando si va a teatro si applaude il prim’attore, quello che spicca per interpretazione. Nel teatro della serie A la tifoseria salernitana è l’attore protagonista. Se poi ha un cast importante, che sa cosa fare e si unisce allora la compagnia recita un grande spettacolo. Il gol di Verdi è l’ultimo applauso: che si spengono le luci alla Dacia Arena. Anche stasera Salerno ha recitato alla grande, è ora di tornare a casa. Domenica a pranzo arriva un ospite di riguardo: si ritorna in scena, che si ridesti il Principe. Nell’attesa… stammece zitte!

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