Quante notti insonni per i tifosi granata. Cuffiette al massimo del volume e come sottofondo vitale “Eye of the tiger” dei Survivor. Per i millennials dirà poco o nulla. Per noi con i capelli bianchi è una chiamata alle armi, di quelle che non puoi rifiutare. E così sarà anche per i ragazzi senza paura del direttore Sabatini e di mister Nicola, chiamati all’ennesima impresa di una stagione a dir poco infernale. Ci siamo e vogliamo restarci in questa serie A tanto sognata ad occhi aperti, mentre scorreva la nostra vita di “provinciali”, legata a questa piccola grande squadra che regala emozioni impossibili da descrivere. Ci siamo e dobbiamo in ogni modo provare a restare aggrappati al sogno proibito di una salvezza che avrebbe dell’incredibile. Udine next stop. Lo sanno in città, quella del Friuli è la nuova gara spartiacque. Imperativo unico: uscirne indenni, magari col bottino pieno per continuare la rincorsa. I granata ci arrivano con il cuore gonfio di orgoglio dopo l’impresa al Marassi di Genova, che ha regalato punti, speranze e una Pasqua “leggera”, se non si contano le calorie ingurgitate a tavola in queste ultime 48 ore. Udine è l’ennesimo traguardo da oltrepassare, la nuova sfida da vincere senza possibilità di tornare indietro. Abbiamo un’eredità pesante da scrollarci di dosso, dieci anni di “arresti domiciliari” per merito di un management che nulla aveva da spartire con la passione e la storia di questa piazza, che per un puro errore di calcolo si è ritrovato con una serie A da gestire senza averla mai programmata e con la questione della multiproprietà da risolvere. Alla fine ci hanno liberati dalle catene e siamo tornati liberi di sognare e di avere un presidente con la P maiuscola, che pensa in grande ed ha visione. Tanto da ingaggiare un visionario del calcio di nome Walter. Ma ora non possiamo guardare alle nostre spalle, le macerie le lasciamo alla coscienza “sporca” di qualcuno. Dobbiamo guardare al ponte che ci separa dalla salvezza, dove gli altri hanno posizionato mine e ostacoli di ogni sorta. Sarà un calvario – si sa – ma è necessario percorrerlo tutto per poter vedere la luce. A Udine ci vorrà l’occhio della tigre ed il cuore dei tifosi granata. Per il resto ci affidiamo al futuro.

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