di Giuseppe Barbato
L’analisi tattica di Torino-Salernitana parte dalle due precedenti, da una squadra che con Spezia e Inter aveva patito troppo. Ieri la Salernitana ha sofferto molto meno, pur lasciando tanta iniziativa e campo al Toro. Non è il desiderio del tecnico, vedere questa squadra, ma bisogna fare i conti con la realtà: la Salernitana più di tanto non può fare. Non ha 90 minuti a certi ritmi, non può sostenere determinati movimenti e posizionamenti di campo. Vuol dire che manca di qualità? Al contrario. La Salernitana ha enormi qualità, di squadra e individuali. Nell’emergenza, negli infortuni e nelle difficoltà atletiche non può sostenere questo carico di lavoro. A questo si aggiunge l’incombenza di classifica che crea ulteriori ansie. Conquistare punti, avere continuità e sprazzi di grande gioco sono la semina di Paulo Sousa per la Salernitana che verrà.
La Salernitana che viene ha dei lampi da grande squadra. Paulo Sousa vuole la squadra vista col gol di Vilhena: grande aggressione e subito occupazione degli spazi con tanti uomini pronti a fare tanti movimenti, anche fuori dalla propria posizione. Un gioco di tecnica, relazioni e associazioni: è questo il calcio di Paulo Sousa. Su tutti brilla il recupero palla di HNC, da grande giocatore: perfetto nella scelta di tempo, cattivissimo per aggressività. Una giocata degna del miglior Tonali, il più bravo in A su questo tipo di situazioni. Il Torino resta spiazzato e la Salernitana ne approfitta subito, cercando il raddoppio: lo sfiora con Piątek e costruisce le strutture per ripartire. Gli uomini di Juric devono uscire dal letargo con cui sono scesi in campo ma non lo fanno a dovere.
Nella seconda parte del primo tempo i granata locali dominano il possesso palla e la metà campo avversaria ma sono svagati nel gioco. Circolazione sterile, poca ampiezza degli esterni o qualità in mezzo. Ricci e Ilic si limitano al compitino, Miranchuk non si fa mai vedere, Singo e Vojvoda spingono poco. Le uniche soluzioni vengono da Sanabria, che lotta strenuamente con Gyomber per conquistare campo, e Radonjic. Il serbo è in giornata sì e cerca sempre la superiorità: tutte le azioni toriniste del primo tempo, compresa la quasi autorete di Gyomber, passano da lui. La Salernitana soffre dal suo lato ma regge per merito di Kastanos che raddoppia sempre, non abbandona mai Daniliuc e realizza anche tre recuperi in area decisivi. La mossa di puntare sul cipriota in quella zona di campo funziona: quel lavoro di cerniera e di continuità difensiva lo fa a perfezione.
La prima parte di ripresa inizia male perché la Salernitana vorrebbe ripartire allo stesso modo del primo tempo ma non lo fa. In questo modo lascia spazio al Torino che trova spazi in ripartenza e ha una grande occasione con Radonjic e altre di minori entità. Paulo Sousa interviene per stravolgere la squadra ma coincidenza vuole che i cambi arrivino dopo il pari di Sanabria. Il gol del Torino è frutto di diversi errori di lettura dei tre centrali, e da una precedente gestione sbagliata della palla scoperta, che Miranchuk mette a nudo con un assist perfetto. Non a caso uno dei cambi granata è l’inserimento di Troost-Ekong per Daniliuc. L’austriaco era arrivato al limite e un supporto a Gyomber era necessario, dall’altra parte Pirola non aveva grossi grattacapi.
Gli altri due cambi sono quelli che hanno fatto più discutere, anche se con alcuni distinguo. Bohinen non è al top della forma però ha fatto i suoi movimenti, quelli che servivano per gestire la mediana. Gli è mancata quella giocata di qualità che avrebbe dato un respiro diverso al gioco. Maggiori riserve sull’ingresso di Bonazzoli: si è impegnato, ha provato a smuovere i centrali del Torino però non si è visto quel guizzo. Ciò che invece ha fatto vedere Botheim: il norvegese si è mosso molto bene, ha attaccato la profondità e dialogato con i compagni. Non a caso le azioni finali della Salernitana nascono da lui, a cominciare da quella di Kastanos sventata all’ultimo dal recupero di Ricardo Rodriguez. L’auspicio è che Botheim possa giocare insieme a Dia e non essere in alternativa: il potenziale per movimenti di coppia di spessore c’è tutto.
Due note di conclusione. La prima è la crescita nel finale di partita: dimostra che la squadra è sul pezzo dal punto di vista mentale e, quando il fisico l’accompagna, può creare pericoli a prescindere dagli interpreti. La seconda riguarda Piątek: ha fatto un assist, ha preso un palo da pochi passi. La sua partita è fatta di luci e ombre ma certe critiche sono troppo pesanti. La squadra paga l’assenza di una reale alternativa, un altro centravanti che faccia valere stazza fisica, più che i suoi errori. Anche questo incide sul rendimento di Paulo Sousa: è un’altra delle eredità con cui ha fatto i conti e che prova a compensare partita dopo partita. Con una differenza fondamentale, rispetto alle ultime due uscite: anche nelle difficoltà ha giocato bene, curando il campo e le situazioni. La Salernitana è tornata a crescere, a rassicurare la sua gente. I punti non sono tutti uguali.