di Giuseppe Barbato

Le partite contro Atalanta e Cluj hanno messo in mostra una Lazio che mantiene i propri pregi e difetti. Una squadra con la propria impronta, quella tipica del calcio sarriano ma non perfettamente centrata. Segno che qualcosa non funziona? Segno di una stanchezza fisica o mentale? Nient’affatto. In passato alcuni insuccessi di Sarri sono stati giustificati all’altare di un presunto integralismo. La Lazio attuale mostra che non è così: al di là di un blocco consolidato di giocatori la squadra non può andare. La rosa è così lunga e lo dimostra il poco turnover di ieri. Le alternative ai titolari sono poche, pur avendo i mezzi della Lazio, e Sarri sta facendo quel che può. Lo dimostra la gestione della rosa in assenza di Ciro Immobile.

Il centravanti napoletano ieri è ritornato al gol dopo un lungo digiuno, almeno per i suoi standard. Non è ancora al top della forma, cerca quei movimenti e le giocate che lo hanno reso il bomber dei record biancocelesti ma è sempre Immobile e segnare fa bene. Il rendimento della squadra senza di lui non è stato eccezionale ma nemmeno disastroso. La Lazio, dal punto di vista statistico, ha una stranezza: pur dominando il possesso palla ed essendo il 4° attacco del campo tira relativamente poco. Cosa vuol dire? Non va per forza alla conclusione: cerca la giusta conclusione. Ha la miglior capacità di finalizzazione della Serie A, anche più del Napoli, e sa creare occasioni ad alto xG, quindi molto pericolose.

Quando funziona il risultato è esaltante, vedi il 4-0 al Milan; quando non funziona il meccanismo si inceppa e la Lazio non vince partite alla sua portata. Si è visto a Verona. Lo dimostra soprattutto la sconfitta, stavolta in Coppa Italia, sul campo della Juve. Però il blocco basso e la gestione di Allegri non è l’unica arma a disposizione. La capacità che dovrà avere la Salernitana è questa: indirizzare il possesso palla nelle zone giuste, lì dov’è meno pericoloso per poi recuperarla. C’è riuscita, con merito, proprio l’Atalanta sabato scorso innescando poi la prepotenza fisica di Højlund. La Salernitana non ha un fenomeno come lui però potenzialmente è in grado di fare la stessa cosa: occupare bene il centro, intasare bene gli spazi e poi agire di rimessa. Magari sfruttando una superiorità numerica sulle fasce.

L’errore da cui è nato il rosso di Patric ieri nasce da un difetto che già altre squadre stanno esplorando: lasciare che la Lazio sposti palla sui terzini, senza però dargli lo spazio per condurre palla e uscire. Anche la Salernitana può farlo, con raziocinio. Lanciando gli uomini contro gli avversari il rischio è quello di non saper tenere le distanze, creando così spazi e palle scoperte in verticale cioè l’innesco perfetto per Zaccagni, Pedro e Felipe Anderson. Giocare invece con un atteggiamento molto difensivo può essere altrettanto problematico: li attiri nella tua metà campo e offri una base per occupare l’area con tanti giocatori. La Salernitana subisce troppo, soprattutto nel primo tempo, e in questo momento non ha la forza mentale per riprendere le partite. Ragion per cui passa da una fase difensiva efficiente la chiave per colpire la Lazio e ripartire in campionato.

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