Dalle difficoltà dell’infanzia alla maglia della Nazionale, passando per una grande salvezza con la Salernitana e per i due gol di pregevole fattura realizzati in questa stagione. Per Pasquale Mazzocchi si sta per chiudere un 2022 quasi perfetto, merito della sua determinazione e di quelle qualità che hanno attratto anche club di un certo spessore che hanno bussato alla porta di Iervolino. La redazione di TuttoSalernitana lo ha intervistato telefonicamente, vi proponiamo di seguito le dichiarazioni del difensore granata:
Per uno strano scherzo del destino arrivasti a Salerno la settimana dopo quella gara fantasma che poi fu rinviata a maggio. Cosa provava in quei giorni e come mai ha accettato quella sfida apparentemente impossibile?
“Sono stati giorni particolari, alla fine la gara si disputò e fu una sensazione strana ritrovarli a maggio. Una situazione anomala che accantonai subito perchè la Salernitana si stava giocando un traguardo importantissimo e non c’era tempo per i sentimentalismi pur col massimo rispetto per i miei ex compagni”
Esordio col botto: gran gara con Spezia e Genoa, assist a Djuric contro il Milan. Qual è il segreto per avere un approccio così importante in una piazza nuova?
“Non c’è un segreto, mi piace farmi trasportare dal pubblico e l’ambiente mi dà una forza incredibile. E ‘quella componente che mi fa sentire vivo, quando prendo il pallone e la gente mi sostiene ho la sensazione di volare”
Scendeste in campo a Genova con la Samp a -12 dalla salvezza in virtù della vittoria del Cagliari sul Sassuolo mezz’ora prima. Cosa scattò nella vostra testa? Qualunque altra squadra sarebbe crollata, invece dopo 2 minuti era già 2-0 per voi…
“E’ vero, la nostra cavalcata è partita da lì. E’ stata una gara importantissima, è chiaro che abbiamo avuto anche un pizzico di fortuna perchè ci ritrovammo sul doppio vantaggio già dopo 5 minuti. Nello spogliatoio ci riunimmo e capimmo che potevamo fare qualcosa di importante. Gli episodi iniziarono a girarci a favore”.
Quattro vittorie in cinque partite, dominio a Bergamo con l’Atalanta. Quei due pareggi con Cagliari ed Empoli, con gol subito al 99′ e rigore sbagliato da Perotti, nacquero da un abbassamento di concentrazione o eravate esausti per una rincorsa incredibile?
“Ogni partita per noi valeva il doppio, i 90 minuti erano 180. Le energie psicofisiche spese furono clamorose, scendemmo in campo sette volte in 21 giorni e fu massacrante. C’era l’obbligo di vincere, sempre e ovunque. Contro il Cagliari eravamo addirittura salvi con due giornate d’anticipo, ad Empoli sbagliammo il rigore decisivo. Ci cascò il mondo addosso e questo incise sulla gara conclusiva contro l’Udinese all’Arechi”.
Veniamo proprio alla notte del 22 maggio. 0-4, Udinese che continuava ad attaccare dopo aver preso tre gol in casa la settimana prima con lo Spezia. Vi aspettavate quel tipo di atteggiamento e in cosa sbagliaste voi?
“Entrammo in campo senza renderci conto di essere così stanchi mentalmente, ci sentivamo bene ma incosciamente eravamo scarichissimi. Al primo episodio a sfavore iniziarono a non girare più le gambe, purtroppo non riuscimmo a pareggiarla con Verdi e sul capovolgimento di fronte arrivò lo 0-2. Era peggio di una finale di Champions, sul piano mentale eravamo bloccatissimi”.
In estate il suo nome è stato accostato spesso ad altre squadre, ma a noi risulta che non hai mai voluto lasciare Salerno. Conferma? E quanto è stato importante l’intervento di Iervolino?
“Gli accostamenti fanno piacere, certificano che stai lavorando bene. A Salerno mi sono sempre trovato bene, lo dirò sempre. Il presidente ha creduto in me e ha posto fine a quella storia che ha fatto chiacchierare anche troppo”.
Due gol, convocazione in Nazionale, tanti assist, fascia da capitano, matrimonio: è il miglior anno della sua vita e quale dei due gol crede sia più bello?
“E’ un 2022 importantissimo, indimenticabile. Ho indossato anche la maglia della Nazionale, infortunio a parte è stato l’anno più significativo della mia carriera. Preferisco il gol con l’Empoli. Con lo Spezia esteticamente è più bello, ma la prima in serie A è una liberazione. Ci ho messo tutta la forza possibile per togliermi una soddisfazione enorme”.
Se diciamo che ogni singolo tifoso e che la bolgia dell’Arechi facciano la differenza sulle vostre prestazioni e sui risultati e che Salerno sia per davvero il dodicesimo uomo in campo diciamo la verità o esageriamo?
“Qualsiasi calciatore incontro da avversario mi dice sempre che, in carriera, avrebbero voluto fare almeno un anno a Salerno. Chiunque viene all’Arechi resta impressionato da una tifoseria incredibile, che merita di occupare alte posizioni in classifica. Ho sempre visto questo pubblico degno delle competizioni internazionali. Per un giocatore è fondamentale vedere tanta gente anche in trasferta, il calcio senza tifosi è zero e, come ho detto prima, la spinta del pubblico mi trasmette un’adrenalina che non si può descrivere a parole”.
Come si può spiegare che questa squadra vince con la Lazio, domina con la Juventus e poi perde punti in casa con le dirette concorrenti o becca tre reti a Monza senza fare un tiro in porta?
“Siamo assolutamente consapevoli che veniamo da due prestazioni negative. Questo deve farci capire che dobbiamo raggiungere anzitutto la salvezza, è fondamentale mantenere i piedi per terra. In serie A ci sta perdere due gare di fila, ma quando fai due passi indietro devi ricompattarti per farne poi tre avanti. Mettiamoci a riparo, salviamo e poi parleremo d’altro”.
Giocare spesso fuori ruolo è una risorsa che accresce il proprio bagaglio o una limitazione e quanto dispiace non poter condividere la stessa fascia con Candreva? Un tandem del genere, sulla destra, creerebbe molti problemi agli avversari…
“Il calcio sta andando in un’altra direzione e bisogna essere duttili. Decide il mister. A mio avviso ho giocato bene sia a destra, sia a sinistra. Quando rientrerò toccherà a Nicola prendere le decisioni. Con Candreva sulla stessa fascia mi trovo benissimo, stiamo parlando di un ragazzo di livello assoluto”.
L’anno scorso la tua miglior partita contro il Milan di Theo Hernandez e Leao, il 4 gennaio potrebbe toccare a Sambia che non ha mai giocato. Che consiglio ti senti di dare e quanto potrebbe essere rischioso gettare nella mischia un calciatore sin qui sempre riserva contro due campioni del genere?
“Ci sono passato anche io. Quando non giochi con continuità è sempre difficile mettersi in mostra. Non mi sento di dargli un consiglio semplicemente perché abbiamo la stessa età , spero che si prepari al meglio perchè affronteremo due campioni di livello assoluto. Lui, tuttavia, saprà farsi trovare pronto perchè ha le potenzialità per tener resta”
Si sente di rassicurare i tifosi sulla tua permanenza per tutto il campionato? E in estate meglio tentare il salto in una big o sposare il progetto ambizioso della Salernitana?
“Ora mi interessa mettere da parte l’infortunio e salvarmi con la Salernitana. Non so cosa riserverà il futuro, non ci possiamo permettere di progettare niente perchè nel calcio accade di tutto dalla sera alla mattina. Questa piazza merita di restare in serie A e noi dobbiamo dare il massimo per raggiungere il traguardo. Sono un calciatore della Salernitana. Fa piacere vedere il mio nome accostato a squadre importante, ma anche la maglia che indosso è di tutto rispetto e non penso ad altro”.
Il suo rapporto con Nicola?
“C’è rispetto. Al mister piacciono calciatori sanguigni, che non mollano mai. E questa mentalità prova a trasmettercela ogni giorno. Vuole che torno preso, io sto vivendo solo per tornare a disposizione quanto prima”.
Che tipo è Mazzocchi fuori dal rettangolo verde?
“Sono un marito che rompe le scatole alla moglie. Sono preciso, pignolo sull’alimentazione, un perfezionista che non vuole farsi mancare nulla. Posso sembrare fiscale, ma è ciò che mi serve per rendere al 100% nel mio lavoro”.
Fino a qualche anno fa era in D a Parma, avrebbe immaginato una scalata del genere?
“Il procuratore, sin dai tempi del Parma, era convinto potessi esordire in Nazionale. Io ragiono step by step, per sognare in grande devi ragionare in piccolo. Prima della A vengono la B e la Lega Pro, fare il passo più lungo della gamba è controproducente”.
Cosa ha provato quando Mancini le disse di entrare in campo?
“Mi stavo scaldando da 40 minuti, ogni volta che incrociavo lo sguardo del tecnico speravo mi chiamasse per gettarmi nella mischia. Avrei corso per 270 minuti di fila senza avvertire fatica. Peccato per l’infortunio, scoppiai a piangere perchè probabilmente avrei giocato di più contro l’Austria. Purtroppo sono i rischi del mestiere, siamo figli del tempo e ci sono cose che vanno messe in preventivo. Farò di tutto per tornare più forte di prima. Parlavo spesso con Grifo, con Barella e Tonali. Ma ho trovato un gruppo di bravi ragazzi, mi vengono in mente anche Di Lorenzo e Raspadori. Le canzoni napoletani? Diciamo che ci siamo divertiti e che hanno apprezzato la mia performance”.
Chiudiamo con augurio ai tifosi granata…
“Il mio abbraccio è a chi sta vivendo momenti difficili, a chi è in ospedale ad affrontare cose brutte e a chi fa fatica a mettere il piatto a tavola. Ci sono passato da ragazzino, so che significa. Mi auguro possano trascorrere un Natale sereno. Quanto ai tifosi dico che ci aspetta un 2023 difficile, il calendario è tosto. Ma sappiano che butteremo il sangue in campo per regalare il terzo anno di fila in A”.