C’è il sole a Torino. La sponda granata del Po accoglie Castori e la sua band nel migliore dei modi. Tappeto verde perfetto e clima ottimale per poter pensare di strappare il primo punto della stagione. In quello che fu il glorioso Comunale – oggi “Olimpico – Grande Torino” – due le sfumature di granata a contendersi 3 punti e tante speranze per il futuro.
Da un lato della barricata i terribili uomini di Juric, allenatore duro come i suoi lineamenti segnati dalla fatica e dal sudore; dall’altro gli ospiti del cavalluccio sul petto. Un pezzo di storia del calcio italiano con il Grande Torino nel cuore contro la piccola-grande storia di una Salernitana ancora alla ricerca della sua vera identità in questo campionato maledettamente difficile.
Parte la gara e tutti gli occhi – comprese le telecamere di Dazn – sono sulla panca salernitana, dove l’alieno osserva tutto e tutti. Nessun punge seriamente, sembra quasi un duello di fioretto per buoni 30 minuti. Si tocca con mano la tensione, la paura si affetta col coltello. Coach Ribery s’alza al cooling break e detta numeri, parole ed emozioni ai suoi compagni di avventura. Castori lo osserva, Pestrin prende nota e Avallone scatta qualche foto, anche se solo col cuore.
Il Toro sbuffa e si fa sentire, la Salernitana spizzica il palo con Di Tacchio ma è solo un lampo nel buio classico di queste prime tre partite di campionato: tutti arroccati in difesa nella speranza dell’errore avversario e di qualche ripartenza azzeccata. Il vuoto cosmico. Però nell’universo del calcio italiano, quelli che non mollano mai sono i pisciaiuoli in curva Sud, loro sì che si fanno sentire. E vibra pure la Mole Antonelliana.
In campo i granata di Castori stentano e tanto. Arriva il grande freddo, poi il gelo col gol di Sanabria quasi allo scadere. Doccia freddissima sulle nostre speranze. Ma non facciamo un dramma. Anzi si, Ruggeri esce malconcio e sono “uccelli Fernet”, visto che noi la rosa l’abbiamo talmente striminzita che ad ogni fallo subito è un sussulto al cuore.
Secondo tempo e nulla cambia. Anzi peggiora. La Salernitana non c’è in mezzo al campo, nemmeno col radar la si trova. I cori dei pisciaiuoli ci sono e se non fosse per loro la luce sarebbe già spenta. Il cuore dice di urlare, la testa consiglia invece di prendere qualche pillola buona perchè la sofferenza fino alla fine non ci lascerà. A nulla vale il dolce lasciato in bocca dai gianduiotti acquistati nelle pasticcerie di Piazza San Carlo. Oggi predomina l’amaro, che arriva forte in bocca al gol di Bremer. Mancano 23 minuti ancora e Castori lancia Ribéry in campo. Lui ci prova a riaccenderla la luce, ma proprio non ci riesce. Predica nel vuoto come un eremita nel deserto. A testa bassa, con la sua cazzimma internazionale, ma senza esito. Tutti hanno già mollato, sono sotto la doccia. E così il Toro ne mette dentro altre due, senza pudore. La Salernitana è in bambola. La gara finisce. Torniamo a casa umiliati e depressi. Ci resta solo Lucio Battisti e Franck Ribèry… il mio canto libero sei tu!