Beirut, 1984: nello stadio cittadino ridotto in macerie i bambini provano a divertirsi

Sembrava tutto un sogno, un brutto sogno. Ed invece giorno dopo giorno l’emergenza per l’epidemia Coronavirus è diventata un incubo ad occhi aperti. Salerno come del resto tutta l’Italia appare desolatamente vuota e silente, quasi sospesa in una dimensione eterea. Come in un film. Eppure stavolta gli attori siamo tutti noi e viviamo sulla nostra pelle quanto sia difficile vivere in quarantena e con il coprifuoco di sera dopo le 18. Siamo in guerra. Lo dicono in tanti ma non sono parole vuote. La guerra è contro un nemico invisibile, che non indossa una divisa e non ha armi in pugno. Ma è pericolosissimo se lo si avvicina. Dobbiamo tutti rispettare le indicazioni fornite dalle autorità e sperare che la bufera passi. Evitiamo di intasare i social con il solito battibecco politico, anche in questa situazione di crisi globale ci sono i soliti sciacalli che a livello locale e nazionale speculano sulla disgrazia sperando in un “rimborso” elettorale. Che povertà! Questo è il momento dell’unione, del sentirsi tutti Paese, tutti italiani. La speranza è quella di vedere ancora i nostri bambini giocare al pallone in strada, come facevano (vedi la foto) quei ragazzini nella loro Beirut ridotta in macerie. Ritenetevi tutti abbracciati.

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