di Giuseppe Barbato

La Salernitana perde 3-0 contro il Fenerbahce di Jorge Jesus e dà dei brutti segnali ai suoi tifosi. Prima di entrare nel merito della sconfitta ci sono due attenuanti da considerare ed entrambe riguardano l’avversario: lo spessore della squadra turca, al momento in testa nella Superlig, e lo stato di forma fisico; infatti loro hanno già altre tre amichevoli nelle gambe, per giunta contro avversarie di livello come Rayo Vallecano e Villarreal.

Dall’altro lato c’è la Salernitana, una squadra piena di cerotti e con una direzione tattica non definita. Quasi un deja-vu, il giorno della marmotta: le stesse difficoltà emerse tra fine luglio e inizio agosto, tra la fine del ritiro di Jenbach e la prima gara di Coppa Italia. È una squadra di possesso? È una squadra che sfrutta le seconde palle o i duelli per recuperare il pallone? Quando perde la sfera la riaggredisce subito? Porta il pressing sull’uomo? Ripiega velocemente? Cosa deve fare in fase di copertura preventiva? Sono tante le domande e ieri nessuna ha avuto risposta. Quando parliamo di mercato bisogna partire da queste domande perché le risposte ci dicono la squadra che ha in testa Nicola e dove può intervenire De Sanctis.

Facciamo un esempio pratico: nel primo tempo abbiamo visto la solita Salernitana, costruire con il 3+1. Quindi i difensori più Bohinen basso e da lì in poi c’è lo sviluppo del gioco. Nel secondo tempo in mezzo c’è stato il giovane Iervolino, soluzione di ripiego, che ha fatto cose diverse perché la costruzione era affidata alle catene laterali (con Candreva, bene, e Vilhena, meno bene) oppure alla palla lunga. Quindi Iervolino ha lavorato, anche egregiamente, sulla seconda palla e l’occupazione dello spazio. Sono due modi diversi di muovere palla e portarla avanti. Si parla tanto di un vice-Bohinen, può servire? Oppure è meglio un uomo d’ordine per sfruttare la tecnica del norvegese in fase di inserimento e ultimo passaggio? Cambia moltissimo, eppure sempre un centrocampista verrebbe acquistato. Numericamente servono sicuramente due giocatori, considerato anche l’infortunio a Maggiore, ma va capito chi prendere.

L’altra nota da segnalare è il primo tempo di Sambia. Non ha fatto una grande impressione, tuttavia restano dei dubbi che assolvono il francese. Sembra un giocatore in bilico tra ciò che gli chiedono e ciò che sa fare. Nicola non ha tutti i torti quando parla di spunto da mezzala, il mister si riferisce a una capacità di inserimenti che Sambia possiede. Qui la domanda è: questo tipo di inserimenti dove li deve fare? Il punto è capire dove vuoi creare gli spazi, costruire la superiorità numerica. Se il quinto ti serve più in fase di costruzione col possesso per l’uscita palla, se ti serve da lanciare sulla progressione a tutto campo, se lo vuoi che si butta negli spazi centrali (come ha fatto Bradaric a fine primo tempo).

Il dubbio di fondo è sempre lo stesso da agosto: la squadra sembra divisa in due tronconi, tra un gruppo di giocatori che vogliono un calcio più pro-attivo e altri che gradirebbero di più una proposta più attendista. Problema che solo una prevalenza fisica riesce a nascondere. Nel mezzo l’allenatore e la dirigenza che deve trovare il giusto equilibrio e garantire un campionato tranquillo.

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