Raccontare. Ecco cosa deve fare un cronista. Un verbo complesso e dal “peso specifico” rilevante. Ma per raccontare la stagione in A della Salernitana occorrerebbe non solo un libro, ma anche un detective privato. Già perchè come nei cult della letteratura gialla, occorre la lente d’ingrandimento di Sherlock Holmes per guardare a fondo cosa davvero è successo e quali sono le cause di quello che è a tutti gli effetti un “omicidio volontario”. Ad ammazzare i sogni della Salernitana ci ha pensato subito la precedente gestione societaria che dal 10 maggio scorso fino agli ultimi rintocchi della sera di San Silvestro, con atteggiamento “doloso” ha non solo tenuto in ostaggio squadra e piazza in un limbo di mortificazioni continue, ma ha provato addirittura il “colpaccio” con una possibile radiazione in caso di mancata cessione. Per un “reato sportivo” simile necessita un tribunale ed una condanna: il tribunale è quello della storia, la condanna l’hanno impressa nel cuore i tifosi che mai e poi mai potranno cancellare anni di vergogna e offese, mitigati da una promozione in A mai programmata e frutto unicamente di un “errore gestionale”.
L’annata è così nata storta e – come recita un vecchio adagio popolare – è difficile raddrizzarla in corso d’opera. Ci ha provato e ci sta ancora provando Danilo Iervolino, presidente energico, rivoluzionario e già in stretto feeling con la piazza granata. Lo ha fatto e continua a farlo, insieme al direttore sportivo Walter Sabatini, al tecnico Davide Nicola e ad un gruppo di atleti che nel 2022, nonostante i deludenti risultati, hanno offerto più di una prova d’orgoglio, tenendo testa a squadre di alta classifica come Milan, Sassuolo ed anche la Roma di oggi.
La matematica ancora non ci condanna, questo è vero, ma le speranze di salvarci sono davvero vicino all’1% ormai. Ma è quanto basta ai tifosi salernitani per crederci ancora, per crederci sempre. Come hanno fatto oggi all’Olimpico, in quella che fu la casa di Agostino Di Bartolomei. Pubblico da Oscar per l’ennesima sconfitta che poteva oggettivamente anche essere una vittoria. Ma la storia non si costruisce con le ipotesi e le speranze, bensì con la concretezza e la rabbia. E’ giunto il tempo della rabbia su ogni centimetro di campo. Mai come ora occorre scendere in campo in queste otto gare che restano con la determinazione della disperazione. Lo si deve a questa piazza che ha rivisto la luce dopo anni di buio. Lo si deve a questa città che vive di una passione unica ed irripetibile, quella Salernitana che non lasceremo mai sola. Mai!