Di Giuseppe Barbato

Le battistrada rallentano ma alle loro spalle c’è ancora tanta confusione: così si può riassumere l’ultimo turno di campionato. Adesso le squadre prenderanno fiato, con la sosta di Novembre, per poi ripartire di slancio fino alle festività natalizie. La prima notizia è data dai pareggi che lasciano invariati i distacchi tra le prime della classe. Il derby di Milano si decide nel giro di mezz’ora tra gol, autogol e rigori sbagliati. L’ora successiva vede l’Inter fare la partita e il Milan emergere negli ultimi 20 minuti, senza che entrambe le squadre siano incisive né intense: il pareggio per 1-1 è sostanzialmente giusto. Lo stesso visto al San Paolo tra Napoli e Verona dove l’andamento è stato analogo: i gol nei primi minuti, imprecisione e foga alla ricerca della vittoria nel resto del match. Anche il Napoli sbatte contro il palo ma non fa granché per legittimare i tre punti. Fa notizia ancora una volta Giovanni Simeone e la sua media realizzativa: un tiro, un gol. Alle loro spalle, ma sempre a dedita distanza, si avvicinano Atalanta e Lazio. I nerazzurri sbancano Cagliari, mettendo nuovamente in crisi la posizione di Walter Mazzarri, e lo fanno grazie a un primo tempo autoritario: il momentaneo pari rosso-blu è solo un intermezzo di un match dominato e deciso dal solito Zapata e dall’ottima prestazione di Koopmeiners che in un’ora gioca 52 palloni, realizzando 4 passaggi chiave, un assist e 32 giocate in verticale. Nel finale il Cagliari alza il baricentro alla disperata ma non basta.

Si rivede la Juventus che batte la Fiorentina e la aggancia a 18 punti, lì dove si trova anche il Bologna. Partiamo dallo Stadium dove si è giocata una brutta partita, decisa dalla deviazione di Biraghi sul tiro di Cuadrado. La svolta del match è il rosso, molto contestato, a Milenkovic al 72°: da quel momento in poi la Juventus si scrolla le paure di addosso e attacca a spron battuto. Fino a quel momento era stata la squadra di Italiano a far vedere le cose migliori, senza però avere lo spunto decisivo. Sinisa Mihajlovic torna da Marassi e dal match contro la “sua” Sampdoria con tre punti preziosi. Il 2-1 finale è firmato da Arnautovic che ritrova il gol dopo tante occasioni in cui era mancato. Sul campo i rosso-blu hanno saputo avere pazienza, gestendo il pallone col possesso senza scoprirsi: di contro la Samp cerca una propensione offensiva che non ha e finisce per perdere. Che possa essere l’ultima di D’Aversa? Probabile. Giampaolo attende sull’uscio. Appena sopra questo terzetto c’è la Roma che perde ancora, stavolta a Venezia contro i ragazzi di Zanetti che vanno in vantaggio in avvio con Caldara ma chiudono sotto il primo tempo perché la Roma lo ribalta nel recupero. La ripresa vede i giallo-rossi ancora al comando delle operazioni, sia col baricentro sia nel numero di occasioni da gol, ma la partita cambia col contestato rigore del 2-2, segnato da Aramu. A questo punto è tutto un gioco di ripartenze che premia Okereke, inutile l’assedio finale.

Il Venezia, con questa vittoria, sale a 12 e si sgancia dal fondo così come fa l’Udinese che sconfigge il Sassuolo e lo aggancia a 14. Il 3-2 della Dacia Arena è ricco di gol e di belle giocate: un match affrontato a viso aperto nella prima ora di gioco, la mezz’ora finale vede il Sassuolo alla ricerca del pari ma la squadra di Gotti gestisce fino al fischio finale: si difende bene e non disedgna la ricerca del 4-2. Guadagna margine sulla zona retrocessione anche lo Spezia che batte di misura il Torino: al Picco succede poco e nulla nei 90° e solo un colpo di un singolo schioda lo 0-0. La conclusione di Jacopo Sala dai 25 metri è un gioiellino. Chiude il racconto il pari tra Empoli e Genoa; finale che solo in apparenza premia i rosso-blu. La squadra di Ballardini fa il match, passa in vantaggio col solito Criscito dal dischetto e continua ad attaccare. L’Empoli è sornione, aspetta e nella ripresa ribalta il risultato grazie a Żurkowski: assist a Di Francesco e poi segna uno splendido gol. Allo scoccare del recupero è Bianchi a pareggiare: salva i suoi dalla sconfitta ma non Ballardini. L’esonero è cosa fatta: al suo posto arriva Andrij Shevchenko. Dopo la sosta vedremo se funzionerà.

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