E’ un calcio moderno che non piace a nessuno, quello che s’inginocchia sempre davanti al dio denaro. Un’autentica vergogna nazionale che stride fortemente con il lavoro massacrante del personale sanitario impegnato in questa difficilissima fase di epidemia da coronavirus. Ieri le gare di A e di B si sono giocate ugualmente nonostante gli inviti del Governo e dell’Aic a sospendere il “carrozzone”. In particolare, il ministro per lo sport Spadafora, intervenuto ieri durante la trasmissione “90′ minuto”, ha avuto parole pesanti: “Aspettiamo martedì, confido molto nell’equilibrio del presidente Gravina. Nessuno nel calcio si assume responsabilità perché ci sono degli interessi. Il mondo del calcio, in particolare della Serie A, si sente immune dal contagio, come se dovesse andare avanti a ogni costo. So benissimo che la partita è una grande occasione per i tifosi, però la situazione qui evolve ora dopo ora. Sono stato oggetto di messaggi violenti e di insulti, ma a me quello che interessa è la salute pubblica. Aspettiamo che anche in Serie A ci siano i primi casi di contagio? Cosa deve succedere ancora nel Paese? Ho cercato di mettere intorno a un tavolo virtuale le parti in causa per la trasmissione delle partite in chiaro. Fatti salvi i diritti di Sky, avevamo chiesto di dare la possibilità agli altri soggetti di trasmettere almeno le differite in chiaro, così la gente non si sarebbe assembrata nei locali. Davanti a questa richiesta, l’a.d. di Sky e il presidente della Lega Serie A finivano il loro discorso sempre così: cosa ci perdiamo e cosa ci guadagniamo? Si è parlato solo di soldi. Come se questo mondo vivesse fuori dalla realtà. Bisognava trovare un accordo unanime tra tutti. A questo punto metterò mano alla Legge Melandri. Il mondo del calcio si è chiuso a riccio, non pensa al Paese”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Damiano Tommasi dell’associazione calciatori: “È pericoloso viaggiare da e per le zone rosse, è pericoloso giocare a calcio, è pericoloso salutarsi. Le squadre oggi stanno purtroppo scendendo in campo per dovere nei confronti di chi non ha il coraggio di decidere che il calcio non può avere deroghe contro il coronavirus. Martedì ci sarà il consiglio federale, ci aspettiamo una cosa sola, la sospensione dei campionati fino a quando non ci saranno le condizioni per giocare“. Alla fine, dunque, nonostante gli interessi economici da difendere, il calcio si fermerà fino ad aprile e la Figc adotterà tale decisione nel consiglio federale di domani.