Di seguito le dichiarazioni del tecnico Paulo Sousa in conferenza stampa:
Candreva e Coulibaly come stanno?
“Saranno convocati”.
A Empoli una bruttissima Salernitana, poi un’ora positiva con l’Inter. Che partita dobbiamo aspettarci domani e perchè la stessa squadra in pochi giorni ha questa metamorfosi?
“Non ci possiamo dimenticare che ogni gara ha complessità differenti. Nel primo tempo di Empoli abbiamo avuto molta difficoltà a causa della velocità collettiva e individuale del nostro avversario, la loro pressione è stata efficace. Noi abbiamo sbagliato tante decisioni prestando il fianco al contropiede. Nella ripresa siamo cresciuti e abbiamo avuto qualche occasione per pareggiare pur peccando in incisività e non riuscendo a trovare contromisure nelle transizioni difensive. Anche l’Inter ha sofferto il nostro attacco alla profondità. Siamo stati più performanti grazie allo stadio pieno e agli stimoli che ti trasmette una gara contro chi vuol vincere il campionato. Gli episodi ci stanno penalizzando, oggi li stiamo soffrendo di più rispetto al passato e per questo chiedo ai ragazzi di essere più efficaci. Mi aspetto una partita diversa dalle altre. Palladino è uno dei giovani allenatori italiani che sta proponendo un calcio moderno e innovativo, lo apprezzo tanto e ha uno stile ben riconoscibile. Hanno qualità nel possesso palla, tutti hanno voglia di giocare e di essere nel vivo dell’azione e quando non trovano spazi sanno sempre risolverla con la giocata individuale”.
Che contromisure adotterete?
“Nel corridoio centrale sono fortissimi e bisogna stare molto attenti. Credo che la gara si deciderà sulle fasce e nei duelli individuali: chi troverà spazi e creerà superiorità numerica avrà più possibilità di vincerla”.
Candreva e Coulibaly pronti per giocare dall’inizio?
“Antonio sì, Lassana no. E’ ancora prematuro per Coulibaly rispetto al volume di lavoro che ha fatto. Ci darà una mano in corso d’opera, gli consentiremo il minutaggio necessario per non correre alcun tipo di rischio”.
Chi gioca tra Ochoa e Costil?
“Tutti quelli che sono in rosa devono sentirsi pronti per scendere in campo. Qualcuno è più pronto per quello che richiede la serie A, io mi devo affidare a chi mi dà più certezze. Approfitto di voi per mandare un messaggio ai miei ragazzi: mi intristisce molto che dentro la nostra famiglia escono delle cose che dovrebbero restare all’interno dello spogliatoio. Questo ci indebolisce sempre di più, non si pensa alla Salernitana ma in modo individuale. I rapporti di fuori non possono essere più importanti di quello che accade nella nostra famiglia. Voi fate il vostro lavoro e lo fate bene, sono consapevole che funziona così. Ma all’interno bisogna capire l’importanza di mantenere le nostre informazioni senza divulgarle agli altri. Quanto a chi giocherà, tocca a Ochoa”.
L’anno scorso un grande girone di ritorno grazie a lei, crede che questo processo di crescita si sia interrotto quest’anno e quanto momenti di aggregazione come la pizza di squadra possono incidere positivamente?
“Dovunque sono stato cerchiamo di fare delle cose che consentano a tutti di sentirsi coinvolti dentro e fuori dal campo. In Italia e nel territorio in cui viviamo non c’è niente di meglio che proporre un’esperienza di questo genere. Se hai voglia di crescere e di apprendere ti può aiutare anche una semplice pizza con i compagni di squadra. A me ha fatto molto piacere, immaginiamo altri momenti per valorizzare tutto quello che ci offrono la nostra città e la nostra provincia. Cibo, mare, pesce. C’è tanto. Le idee non mancano. Quanto alla prima parte della domanda, nel mio dizionario esiste una differenza tra processo e progetto. Il progetto ha un inizio e una fine, il processo non si interrompe mai. E questo concetto vale soprattutto nel calcio, sport nel quale l’intelligenza emozionale sposta gli equilibri. Io alleno 18 calciatori con nazionalità diverse e questa cosa, vi garantisco, ha una sua valenza. Inserire i nuovi, nel nostro caso specifico, va oltre l’aspetto tecnico e tattico. Contano anzitutto i rapporti, avvicinare cultura e situazioni differenti nel più breve tempo possibile. Noi abbiamo fretta perchè vogliamo raggiungere i risultati”.
Lei aveva pronosticato un avvio difficile. Ma se lo aspettava così difficile?
“Io vedo una squadra convinta, allegra, che vuole apprendere e ama lavorare. E’ stata una settimana di qualità e intensità individuale e collettiva, tutti vogliono dare una mano per arrivare alla vittoria. La strada mi sembra quella giusta. Sappiamo che ci sono delle difficoltà, più la famiglia è unita più ci toglieremo soddisfazioni. Ancora una volta ho visto la connessione giusta con la nostra tifoseria, in tutti gli stadi dove giochiamo ci trasmettono una forza importante e a noi tocca renderli orgogliosi. Speriamo che domani possa essere una giornata piena anche sotto questo punto di vista”.
Come si avvicina un calciatore a questa trasferta? Andare alla sosta in zona retrocessione e senza vittorie sarebbe pesante…
“Sin dalle prime esperienze ho sempre cercato di ascoltare l’allenatore e studiare il mio avversario diretto in relazione alla zona di campo da occupare e alle strategie collettive. L’approccio alla partita è semplicemente ricordare quello che hai fatto per prepararla. Una sorta di visualizzazione collettiva, in cui ripercorrere in pochi secondi quanto ho appreso nei giorni precedenti. Ho avuto due momenti di difficoltà: la finale di Champions tra Juventus e Borussia Dortmund e la gara tra Real Madrid e Juventus. Sono state le due gare che, a livello emotivo, sono state diverse da tutte le altre della mia carriera. Ho chiesto ai ragazzi di focalizzarsi su ciò che possiamo controllare, in fase di possesso e in fase di non possesso. Più i concetti sono chiari, più puoi anticipare i tempi e leggere nella tua mente quello che l’avversario sta per fare”.