Senza parole. No comment. Giornata da lasciare in eredità ai posteri. Di quelle che non puoi dimenticare, non devi! E un giorno lontano potrai dire a figli e nipoti che tu quel giorno c’eri. E che l’alieno per davvero è atterrato su questa terra, scegliendo il manto erboso dello stadio Arechi come pista. Appuntamento alle 16, ma già 60 minuti prima, il catino di via Allende è ribollente di gioia, passione, canti e sorrisi. Ci sono anche gli ultras, le bandiere, i rullanti. I primi a varcare le soglie della Sud Siberiano sono quelli della Nuova Guardia. Spunta anche il vessillo dei Boys Vietri e Frangia Kaotika. Si accendono i fumogeni, si accende l’attesa di vedere l’alieno in campo.
Ore 15.55. Dagli speakers dello stadio parte qualche hit dei tempi belli, di quando la Salernitana faceva parlare l’Italia non solo per il bel gioco (leggi Rossilandia) ma anche per le scenografie della curva Sud, guidata da Ciccio Rocco e Carmine Rinaldi, alias Siberiano. Ma oggi i ricordi devono lasciare il palcoscenico alla splendida realtà di una squadra operaia, forgiata da mister Castori a sua immagine e somiglianza. Una squadra chiamata a conquistare un sogno impossibile e affascinante, la permanenza in massima serie. Impossibile e affascinante, oggi sicuramente meno irrealizzabile proprio perchè l’alieno è tra noi.
Ore 16.05. Luca Scafuri, voce storica dell’Arechi, entra in campo in compagnia di Lella Ventura, per dettare le regole della giornata. Intanto dalla curva sale un poderoso… “NOI SIAMO SALERNITANI”. E poi ancora un altro. E un altro ancora. Insomma la febbre è forte e lo si sente.
ore 16.10. Fa il suo ingresso in campo lo staff tecnico, i magazzinieri seguono a ruota. Tutti – uno per volta – prendono possesso del rettangolo di gioco. Poi è la volta della rosa, a cominciare da Fiorillo. Ingresso all’americana, tra due ali di ragazzi delle squadre giovanili. Classico come un film di Sergio Leone. Qualche fischio non manca ed è per Ranieri, che l’anno scorso fu protagonista di un clamoroso dietrofront mai capito del tutto. Ma gli applausi sono protagonisti. Protagonisti assoluti. Ve ne sono a iosa. Tanti ce ne sono per Castori e la sua fede in un calcio tosto e cazzimmoso.
Ore 16.15. “FORSE CHISSA’, CANTA CON NOI CHE LOTITO SE NE VA’”, a riprova che il risultato sportivo eccezionale conquistato lo scorso anno non ha potuto cancellare tutte le incomprensioni tra l’ex proprietario e la piazza granata.
Ore 16.17. Tutti aspettano l’attimo fuggente. E questo arriva. Fulmineo. Graffiante. Soffocante. Franck Ribery – o meglio – l’alieno è tra noi. Ha parcheggiato la sua astronave nel piazzale dello stadio ed è qui tra noi. Maglia numero 7 sulle spalle, è già un cult. ONORATE I NOSTRI COLORI cantano dalla curva. E lui si gira e plaude a quella che sarà la sua seconda famiglia, gli ultras Salerno. Le parole al microfono (che non si sente, o quasi), i palleggi a centrocampo (a ricordare qualcuno di inarrivabile) e poi ancora applausi tra lui e la gente di Salerno. E’ Riberymania ormai a Salerno. Spegnete la luce, lasciateci sognare.