Si tiene oggi l’assemblea della Lega Serie A, nella quale si affronteranno i temi del taglio degli stipendi dei calciatori e dei calendari. Inoltre, chiarita la linea della UEFA, ora tocca ai club discutere della questione ripresa dei campionati. Per il momento gli allenamenti sono bloccati fino al 13 aprile e, a meno di proroghe, dal giorno seguente i club potranno riprendere a lavorare. Tuttavia, scrive “La Gazzetta dello Sport”, vanno considerate almeno 3-4 settimane di preparazione. In ogni caso, le società concordano sul fatto che sia l’emergenza sanitaria a dettare i tempi. Molti, infatti, nutrono dubbi su come sia possibile partire in sicurezza, considerando che sarà necessario richiamare al lavoro decine e decine di persone. Le ipotesi di ripresa più ottimistiche fissano lo start del campionato a fine maggio (20, 24 o 31), le più realistiche a inizio giugno (week-end del 6-7), mentre le più pessimistiche alla fine del mese. In ogni caso il limite temporale del 30 giugno verrà sforato, in maniera più o meno netta. Qui i pareri si dividono: riemettere in moto il movimento riporterebbe nelle casse dei club i soldi degli sponsor e di sicuro delle televisioni (che altrimenti saranno un ostacolo da affrontare con la partecipazione al tavolo del governo), non quelli del botteghino visto che le porte degli stadi rimarranno chiuse probabilmente fino a fine stagione. Rimettere in moto il movimento della Serie A sarebbe una garanzia per le parti più debole del settore. Ci sono poi gli interessi di classifica. Il “no”, che – stando alla Gazzetta – comprende anche molti di quelli che oggi si dichiarano in attesa (prudente soprattutto chi resta impegnato anche nelle coppe europee), considera prioritarie altre questioni. Andare oltre il 30 giugno comprometterebbe anche la stagione successiva: chiusa quella attuale, ci sarebbe il tempo per una pausa breve e poi subito in campo per un tour de force che si concluderà con la preparazione a EURO 2020 (o 2021). Servirebbero delle proroghe, anche sul mercato, sulle quali però la UEFA ha già provato a rassicurare le Federazioni e alle quali la FIFA sta già lavorando. Sul capitolo stipendi, per i club un’eventuale misura dovrebbe riguardare tutto il periodo di inattività, quindi oltre alle ultime tre settimane di marzo, andrebbero considerate almeno anche le prime due di aprile. Poi, in base a quanto stabiliranno i decreti ministeriali, si potrà prolungare l’azione o meno. L’Aic, sindacato di categoria, limita lo stop ai versamenti a un mese soltanto. Necessario trovare un punto di intesa per evitare che si arrivi allo scontro. Diversa è la questione dei tagli, procedura definitiva: è prerogativa esclusiva delle società contrattare con i propri dipendenti.

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