Molte operazioni in entrata fatte l’estate scorsa saranno valutabili oggettivamente soltanto nei prossimi mesi, altre mosse invece si sono rivelate già azzeccate: da Piatek a Dia passando per Candreva, senza dimenticare che Bradaric ha grande esperienza in ambito internazionale e che Ochoa e Nicolussi Caviglia sono stati fortemente voluti dalla dirigenza. Ma Morgan De Sanctis ha compiuto un mezzo miracolo “liberandosi” di diversi calciatori che, pur senza avere la fila di acquirenti, intasavano la lista over e guadagnavano stipendi anche importanti pur non rientrando nei piani tecnici. Leggendo l’elenco dei convocati per il ritiro austriaco c’era una certa preoccupazione, sembrava davvero impossibile collocare altrove giocatori rispettabilissimi, professionisti seri e attaccati alla maglia ma che – per tanti motivi – non avevano alcuna intenzione di lasciare Salerno. “Voi parlate molto del mercato in entrata, ma il grande lavoro sarà in uscita. E’ evidente che siamo in A, in una piazza importante, reduce da una salvezza entusiasmante e con una proprietà solida, che ha progetti importantissimi e che paga puntualmente gli stipendi senza far mancare nulla ai propri tesserati. Ci sono contratti da rispettare, ma anche una lista over da sfoltire per inserire nuovi giocatori” disse il direttore sportivo nel giorno della sua prima conferenza stampa. Alla spicciolata, però, sono andati via praticamente tutti. Qualcuno tornerà alla base a giugno, è vero, ma intanto la Salernitana ha risparmiato sugli ingaggi e ha potuto muoversi liberamente in entrata. La lista delle partenze è lunghissima, nel dettaglio sono stati ceduti Belec, Micai, Gagliolo, Mantovani, Mamadou Coulibaly, Boultam, Capezzi, Mikael, Kechrida, Jaroszynski, Sanasi Sy, Kristoffersen, Orlando, Motoc, Iannoni (che però la Salernitana segue con attenzione in prospettiva futura, Castori lo ha voluto fortemente al Perugia), Veseli, Simy, Bogdan, Cavion, Jimenez e Galeotafiore. Escludendo Ederson, De Sanctis ha mosso in uscita ben 21 giocatori, senza dimenticare il mancato rinnovo per Obi che era previsto comunque dal pregresso accordo e l’imminente partenza di Radovanovic, per età fuori dal progetto tecnico e in scadenza di contratto. E’ anche da queste cose che si deve valutare il lavoro di un dirigente.
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