di Giovanni Di Domenico

Walter Sabatini e Fabrizio Castori. Sono stati l’ex direttore sportivo e l’ex allenatore della Salernitana i due protagonisti dell’evento di ieri pomeriggio presso il complesso San Michele di Salerno. Numerosi i presenti, tra giornalisti e semplici curiosi, per riaccogliere due pezzi di storia recente del club granata.

Nel suo intervento, Sabatini, premiato come miglior direttore sportivo della stagione 2021/22, è uscito allo scoperto facendo trasparire tutta la sua amarezza per il triste epilogo della sua avventura in granata: “Avevo già firmato il contratto per la nuova stagione, avrei voluto continuare a godermi questa piazza straordinaria. Non tutte le cose sono come andate come avrei voluto. Con Iervolino ho litigato per una vicenda ormai nota a tutti, ho sbagliato e ancora oggi me ne assumo le responsabilità. Il suo sogno era quello di portare la Salernitana in Champions League, io ne ho disputate cinque: quattro alla Roma e una all’Inter. L’addio è stato doloroso, attualmente sono disoccupato e soffro la lontananza dal calcio. Quella di Salerno, seppur breve, è stata una delle esperienze più belle e intense della mia carriera”.

La serata si è conclusa con la presentazione della biografia di Fabrizio Castori, scritta dai giornalisti Massimo Boccucci e Simone Paolo Ricci e arricchita dalla prefazione di Arrigo Sacchi. Boccucci, presente all’evento, ha svelato il modo con il quale è nata l’idea di scrivere questo libro: “Avevo voglia di raccontare la storia di un uomo che si è costruito da solo, un professionista con tanta gavetta, partito dalla seconda categoria e arrivato in Serie A. E’ stato difficile convincerlo, ma oggi posso dire con orgoglio di aver raccontato una storia di vita oltre che di calcio. Invito tutti a leggerlo, all’interno ci sono tanti insegnamenti da tramandare specialmente alle nuove generazioni”.

Castori, accolto con grande entusiasmo dai presenti, ha ripercorso tutte le tappe della sua carriera: “Il calcio è sempre stata la mia principale passione sin da piccolo, ma non avrei mai pensato di diventare un allenatore professionista. Sono partito dalle categorie inferiori, vincendo tutti i campionati. Ricordo con piacere le esperienze con Cesena e Trapani, dove senza la penalizzazione ci saremmo salvati. Il culmine l’ho raggiunto quando, da marchigiano, ho avuto l’onore di allenare l’Ascoli. La cavalcata con il Carpi è stata un capolavoro. Sfiorammo la salvezza anche in A, quando fui richiamato dopo l’esonero”.

Dulcis in fundo, l’esperienza con la Salernitana: “Lotito è stato bravo a convincermi, all’inizio avevo rifiutato. Partimmo per Sarnano in un contesto dove regnavano scettiscismo e contestazione. Fummo bravi ad isolarci e a pensare solo ed esclusivamente a ciò che succedeva in campo. Arrivammo a Natale da capolisti, le sconfitte contro Monza ed Empoli furono dei brutti colpi. Da lì capii di dover cambiare qualcosa e per due mesi non subimmo gol. Diverse volte ci diedero per spacciati, ma sapevamo di avere qualcosa in più rispetto alle altre. Quando ebbi il Covid il mio staff fece un lavoro eccezionale. Con Riccardo Bocchini e mio figlio Marco c’era un dialogo costante, sono sempre stato vicino alla squadra anche in quel momento difficile. Esonero? Mi dispiace sia finita in quel modo, ma preferisco evitare polemiche. Facemmo qualcosa di straordinario e sono contento di aver lasciato un bel ricordo alla tifoseria”. 

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