Di Giuseppe Barbato

Più che un campionato sembra una fisarmonica: così si può riassumere il 14° turno, contraddistinto da 22 reti, decisamente poche per quantità ma non per qualità. Infatti sono state molte le marcature di pregevole fattura. La definizione di ‘campionato fisarmonica’ si può notare dando un occhio alla classifica, dove ci sono gruppi di squadre divisi da pochi punti o appaiate e ogni gruppo ha un discreto margine dal gruppo che lo precede o lo segue.

Lo si nota bene dal gruppetto di testa che si è ulteriormente accorciato grazie alla sconfitta casalinga del Milan. A San Siro il Sassuolo di Dionisi, finora altalenante, fa la voce grossa: nei nero-verdi sono visibili le giocate di Scamacca e Berardi ma la parte del leone la recita il tridente di centrocampo. Alle conferme di Frattesi e Maxime Lopez si aggiunge il brasiliano Matheus Henrique che ieri ha ripagato le attese nei suoi riguardi. Ne approfitta subito il Napoli che, con un primo tempo straordinario, mette in riga la Lazio sarriana, totalmente in balia dell’avversario. I due gol di Mertens illuminano il San Paolo, per qualità del collettivo (il primo) e classe del giocatore belga (il secondo), e sono l’immagine di una squadra che gira alla perfezione e può compensare le assenze di Osimhen e Anguissa. È stata la notte di Lobotka che tocca 150 e realizza 136 passaggi, con una percentuale di precisione del 97%. Mercoledì ci sarà proprio Sassuolo-Napoli e sarà una grande sfida.

Dietro tengono il passo Inter, Roma e Atalanta. La squadra campione passa a Venezia 2-0, giocando in pieno controllo dal 1° al 90° contro un avversario che ha faticato a prendere le adeguate contromisure. I giallo-rossi battono di misura il Torino in un match ‘alla Mourinho’: basta un gol al momento giusto da difendere poi con ordine e cinismo, compito facilitato da un Toro con le polveri bagnate. L’Atalanta di misura sbanca lo Stadium e conquista una vittoria importante: consolida il 4° posto e allontana sensibilmente i bianco-neri, ancora una volta apparsi inconsistenti in attacco. La traversa di Dybala al 90° non può essere un rimpianto.

La Juventus resta ferma a 21 punti, con Lazio, Fiorentina e Bologna, più vicina a Empoli e Verona (quota 19) che alla Roma quinta. Anche in questo caso parliamo di una classifica che si accorcia, grazie ad alcuni risultati. Il primo è la vittoria dei rosso-blu a La Spezia, che tiene i bianchi al margine della zona retrocessione: match equilibrato e con poche occasioni. Solo un episodio, il fallo di mano di Nzola, sblocca il match dallo 0-0 in cui era designato. Il secondo è la sconfitta dell’Hellas a Genova, contro la Sampdoria: seconda vittoria di fila per i blucerchiati, ancora una volta nel segno di Candreva che si conferma uno dei migliori giocatori del torneo, e aggancio a quota 15, dove raggiunge Venezia e Udinese. Il terzo è il derby toscano, fino a 5 minuti dalla fine nelle mani della Fiorentina in vantaggio col solito Vlahovic: i viola però non fanno i conti con la voglia di vincere dell’Empoli che in tre minuti ribalta il risultato, ottiene i tre punti e dà una gioia ad Andreazzoli dopo il lutto famigliare che lo ha colpito poco prima del match.

Concludiamo con l’unico 0-0 di giornata, quello tra Udinese e Genoa: risultato che serve a poco, se non a confermare le difficoltà di entrambe nella prima linea. L’Udinese si ferma al palo, colpito da Beto, e alla poca qualità delle sue conclusioni. Il Genoa, a parte l’occasione sprecata da Ekuban a fine primo tempo, continua a produrre pochissimo e si accontenta del pari. Shevchenko, per vedere un gol dei suoi ragazzi, dovrà ancora aspettare.

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