E’ impossibile individuare un solo momento che caratterizza una delle stagioni migliori della storia. C’è chi già oggi parla di mercato, acquisti, cessioni. Crediamo fortemente, invece,  che, da qui ai prossimi giorni, sarebbe invece opportuno godersi il momento, certi che la Salernitana sia una piacevole realtà della serie A che ieri, battendo l’Udinese al 96′ in rimonta, si è tolta l’ultimo sassolino dalle scarpe in uno stadio popolato da 30mila persone, una marea di bambini e, soprattutto, da quello zoccolo duro che non ha perso la voce e l’entusiasmo nemmeno quando il modesto Zortea segnava l’ottavo ed esultava come fosse la finale della Champions. Salerno ha vinto, la Salernitana pure. E’ stato un viaggio bellissimo, si spera non irripetibile. Le basi per un grande futuro ci sono, con questo tifo e questo clima sarà dura per tutti affrontare l’ex Cenerentola della A che, da qualche mese, è invece seduta al tavolo delle grandi occupando un posto di rilievo. Forse non ci rendiamo nemmeno conto delle emozioni che questo campionato lascia in eredità, proviamo a ripercorrerne le tappe con una cronistoria che renderà l’idea dell’impresa a tinte granata che ripaga in pieno il pubblico dopo tante amarezze:

“Abbiamo visto la Salernitana fare risultato contro 19 avversarie su 19 e tener testa a tutte le grandi del campionato. Abbiamo visto Dia terzo nella classifica marcatori che segna a San Siro in una gara contro i campioni d’Italia che chiudiamo con tre punte e senza paura. Abbiamo visto l’eterno ragazzino Candreva realizzare due reti spettacolari all’Olimpico. Abbiamo visto Ochoa, 5 mondiali alle spalle, esultare sotto la curva o Ribery, star di livello mondiale, che dà l’addio al calcio baciando il cavalluccio. Abbiamo visto un direttore sportivo criticato da tanti e che oggi canta con gli ultras e si commuove quando ricorda chi non c’è più. Abbiamo visto Candreva al 94′ contro l’Atalanta sotto il diluvio, Galliani prenderne tre a Salerno, un granata in Nazionale ed altri tredici in giro per il mondo (con Dia che segna col suo Senegal). E ancora. Abbiamo visto un allenatore che eredita un gruppo allo sbando, mal guidato e senza identità che, in breve tempo, valorizza la rosa e dà spettacolo, azzeccando tutte le mosse come fosse uno stregone. Uno che fa 13 risultati positivi su 15, con una media di due gol a partita. E con lui abbiamo visto Dia che gela i 60mila del Maradona che avevano preparato la festa senza fare i conti con l’oste. Nel mezzo Consigli che ne raccoglie tre alle sue spalle, un rigore segnato contro la Juventus in casa loro, Gyomber che annulla Oshimen, Foti ammutolito perchè siamo ancora in serie A e qualche paesino limitrofo senza identità che, tra una pezza azzurra e l’altra, dovrà rassegnarsi a tornare nell’anonimato. C’è poi il 2-1 sul Verona al 95′ che causa l’esonero di Cioffi, quello che chiedeva all’Udinese di continuare ad attaccare sullo 0-4 in un Arechi in modalità dramma sportivo. Lo stesso che ne prese tre in casa contro lo Spezia senza battere ciglio. Il calcio è una rota, toglie e restituisce. E’ toccato a lui, fu doppia soddisfazione. Appuntamento a tra due mesi e mezzo. In serie A. Alla faccia di chi cantava “tornerete in serie B”. Sia festa. Oggi, domani, per un mese. Siamo entrati in un’altra dimensione, Macte Animo Salernitana!”

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