Eccola l’ossatura, la famosa ossatura. Eccolo il risultato di una campagna acquisti al risparmio, basata su scommesse, su calciatori a basso costo, sulla speranza eterna della cessione di Dia per racimolare qualche milioncino da reinvestire e sulla lunga attesa della risposta della Juventus per tre calciatori forse non fortissimi, ma che sarebbero costati poco e dunque andavano bene a prescindere. Quelli che poi sono passati al Frosinone, in risposta a chi ci vuol far credere che la Salernitana fatica a trattare con club italiani perchè “c’è scarsa collaborazione” e dunque bisogna andare a pescare il prestito gratuito del giovane che milita nella serie B francese. La sconfitta di Empoli, che si aggiunge al pareggio contro il modesto Frosinone, fa male. Per atteggiamento, per incapacità di rendersi pericolosi a cospetto di un avversario senza 4 titolari e che non segnava da mesi, perchè ci sono calciatori che vivono incomprensibilmente di rendita ma non azzeccano una partita da tempo immemore.
E alla fine, come ampiamente prevedibile, sulla graticola finisce l’allenatore. Quello che l’anno scorso ha ereditato una squadra allo sbando trasformando la famosa ossatura che prendeva imbarcate ovunque in una rosa quasi imbattibile e che seppe rendere ben oltre le effettive potenzialità non perchè fosse realmente forte, ma perchè scendeva in campo con entusiasmo, mentalità e voglia di vincere. Sousa resta il valore aggiunto, quel mister che un giorno rimpiangeremo e attorno al quale doveva ruotare il mercato della Salernitana. Era nato un giocattolo bellissimo, un po’ come all’epoca di Sabatini e del 7%. Ora come a suo tempo è stato fatto lo stesso errore: dilapidare il patrimonio d’entusiasmo e ripartire da zero quando invece erano state poste basi solide. Dare l’ultimatum contro la corazzata Inter significa prendersi in giro da soli. Intendiamoci, il calcio è strano e non è mai detto che la Salernitana possa ritrovare punti, orgoglio e carattere contro lo squadrone dell’ex mancato Inzaghi, ma la sensazione è che si stia prendendo tempo semplicemente per trovare un sostituto o per non farsi cogliere impreparati in caso di ribaltone.
Auguriamoci che i granata sappiano rialzarsi e ribaltare pronostici e previsioni, in caso contrario (e facciamo tutti gli scongiuri) sia “moriremo insieme per davvero”. L’anno scorso, a gennaio, non ci fu coerenza tra dichiarazioni e fatti, anzi si arrivò alle lettere d’affetto su facebook quando anche le pietre conoscevano la verità dei fatti. Stavolta De Sanctis dovrebbe assumersi delle responsabilità precise. Non solo perchè non ha preso un difensore forte, perchè pensa di fare la serie A con 4 centrocampisti e perchè manca il vice Bradaric da un anno (e Ranieri non fu riconfermato “perchè non è under”), ma perchè ci vuole coerenza. E’ stato il ds a insistere per l’esonero – giusto – di Nicola, è stato lui a non legare con il precedente allenatore puntando su Paulo Sousa, è stato lui a gestire in modo forse superficiale la scelta del mister di guardarsi attorno e di valutare tante proposte. Segnale evidente di diversità di vedute che oggi si tramutano in prestazioni vergogonose, che Iervolino ha definito “a tratti straordinarie” forse confondendosi – ad esempio – con quel Lecce trascinato su Kristovic. Parentesi e domanda: ma fa che quella dei tempi di adattamento è una palla e che uno bravo può incidere da subito?
Ciò detto. Saltasse Sousa, automaticamente ci aspettiamo un passo anche da parte del direttore sportivo. Al quale non disconosceremo mai i meriti per alcune ottime cose fatte in questi 13 mesi, la professionalità, l’attaccamento alla causa e la buona fede. Ma Sousa è una sua scelta, da difendere fino in fondo anche con gesti forti. O chi se la prende col trainer portoghese crede davvero che con Semplici, Iachini o qualunque altro genio della panchina la difesa diventi improvvisamente impenetrabile e Stewart inizierà a segnare gol a grappoli? Non è tempo per recitare il de profundis e siamo convinti che la Salernitana resterà in serie A. Ma pensare a come siamo messi oggi e a come si era chiusa la scorsa stagione fa storcere il naso. Meno presunzione, più realismo. Assumendosi le responsabilità e mettendoci la faccia nel rispetto di quelle mille persone che, di mercoledì alle 18:30, hanno macinato oltre 1000 chilometri e meriterebbero rispetto e spiegazioni.
Chiosa su Dia. Ieri è rientrato in campo e, al pari dei compagni, ha assunto un atteggiamento tutt’altro che combattivo. A fine gara, pur sollecitato dai collaboratori di Sousa, non si è recato sotto la curva. Alla quale avrebbe dovuto spiegazioni o delle scuse. Se oggi la Salernitana è in confusione è colpa anche di chi, prima della chiusura del mercato, ha chiesto di andar via fregandosene di una società che lo ha rilanciato e strapagato e di un pubblico che lo ha ricoperto d’affetto consentendogli di esplodere dopo anni di anonimato. Per quanto fatto, a nostro avviso e pur consapevoli di essere dipendenti da lui, può accomodarsi tranquillamente in tribuna fino a giugno. Meglio uno scarso che ci mette impegno che un giocatore che palesa ingratitudine e che mentalmente è lontano da Salerno.