Il giornalista e telecronista Carlo Nesti è intervenuto a Radio MPA per parlare dei granata e del derby col Napoli: “È sempre triste e brutto quando devono intervenire le istituzioni e le forze politiche alle spalle di una società. Capisco l’eccezionalità dell’evento per Napoli e per il Napoli ma c’è un limite a tutto. Questo valzer è durato anche troppo, il regolamento dice molto chiaramente che se ci sono degli spostamenti di data devono essere interpellate entrambe le società e invece non gliene è fregato nulla a nessuno della Salernitana. Ci troviamo di fronte a un caso che speriamo non faccia scuola perchè significa tagliare fuori il 50% di una contesa sportiva”.

Il calcio sta diventando una barzelletta?
“Se pensiamo all’involuzione del calcio rispetto agli anni ’60, la troviamo in due direzioni. Una quella del business e dell’affarismo e l’altra quella del tifo, diventato troppo esasperato, diventato in troppi casi teppismo e delinquenza. Quando uno dei due fattori preme, in questo caso abbiamo quello dell’ordine pubblico e quando alle spalle c’è una potenza economica come il Napoli che sovrasta la Salernitana ecco che l’intreccio di questi interessi fa scoppiare la ‘bomba’ mediatica, cioè questa decisione di spostare data e orario e cambiare tutto, per venire appunto incontro a esigenze di ordine pubblico. Il calcio non è più un gioco e basta, è qualcosa di diverso a causa dell’affarismo e del tifo”. 

Quanto è entusiasta del suo libro “La vita è rotonda”?
“Spiego perchè la vita è rotonda, come un pallone che rotola e rimbalza, che ti porta in basso e a volte in alto, ti lascia alcune volte soddisfatto e alcune volte no. Il fuoriclasse sa addomesticarlo ma il giocatore normale talvolta no, spesso le sue traiettorie lo ingannano. Io mi sono sempre sentito un giocatore normale, non un fuoriclasse nei confronti di quel pallone che è la vita di tutti i giorni. È un’autobiografia sulla mia storia professionale, una storia di salite e discese proprio perchè ho paragonato la vita all’esistenza di un pallone”.

Ci sono tante persone che non seguono più il calcio…
“Si ne conosco, incrocio tante persone che parlano di nostalgia di un calcio che non c’è più. In ogni epoca storica le persone più mature si scontrano con quelle più giovani, a cui piacciono cose diverse. Oggi i giovani sono abituati a vedere tutte le partite singolarmente in televisione, hanno solo un vago ricordo del fascino delle partite che non si vedevano ma si ascoltavano attraverso una radiolina tutte alla stessa ora. Poi l’ansia di vedere i gol a 90° minuto. Ma questa è la vita, io lo accetto anche se con qualche lacrimuccia”.

Questo spostare il derby a dopo la gara con la Lazio è un modo come un altro per inquinare la genuinità del calcio…
“Si, se fossi interpellato da una trasmissione di Napoli o di tifosi del Napoli direi che la festa scudetto per il Napoli è unica, non è uno scudetto qualsiasi. Non è uguale alla Juventus che ne ha vinti nove consecutivi o di uno vinto dall’Inter o dal Milan. Ma non bisogna dimenticare il rispetto e le esigenze di un avversario che in questo caso significa lotta per non retrocedere perchè c’è un Verona che sta venendo su alla grande e ci sono dei punti di vantaggio da difendere, alla vigilia di un turno infrasettimanale. Grande contentezza da parte mia per lo scudetto del Napoli, perchè ha dato spettacolo e ci ha incantato anche a livello internazionale. Non bisogna cancellare però il rispetto per l’avversario”.

La Salernitana si salverà?
“Credo di si, la situazione è molto diversa rispetto all’anno scorso. Ero preoccupato quando la Salernitana ha infilato quella serie di sconfitte, tra cui quel tragico 8-2 con l’Atalanta. Meno preoccupato per i pareggi, significa che l’allenatore Sousa stava dando una stabilità. Dopo la vittoria contro il Sassuolo, che aveva appena sconfitto la Juventus, mi sento ottimista. Ovviamente sempre con riserva e con la garanzia che giochi, tralasciando quella col Napoli, le gare successive con grande attenzione perchè c’è una squadra che sembrava morta e che invece sta venendo su come il Verona. L’importante sarebbe non ripetere la sequenza di pareggi ma, a parte qualche sconfitta che ci può stare come quella col Napoli, vincere anche qualche partita per mettere al sicuro la salvezza. Ne sono convinto, giocatori come Ochoa e Candreva possono essere i simboli di questa salvezza”.

Che ricordo ha di 90° minuto?
“Appartengo alla generazione successiva del grande 90° minuto in cui erano esplose le cosiddette maschere. Era un carnevale. Tutti i corrispondenti dalle varie città impersonavano una maschera come un Pulcinella o un Arlecchino a difesa degli interessi della squadra locale. 90° minuto ha lasciato il segno, ha abbinato un fatto normale, che era la prima messa in onda dei gol, ma incarnava già un modello che avrebbe spopolato negli anni successivi, cioè quello del giornalista tifoso. Oggi abbiamo televisioni private in cui ci sono persone che rappresentano gli interessi a livello di tifo. È un giornalismo che potrebbe essere più fazioso e di parte ma anche più sincero e schietto, non ci si chiede più per chi tifa quel giornalista perchè si capisce subito. È anche un modo per essere più onesti con lo spettatore”.

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