Venerdì sera si è chiusa dopo dieci anni la gestione Lotito-Mezzaroma della Salernitana, in attesa che il trust Salernitana 2021, attualmente sotto esame della FIGC, venda le quote societarie ad un nuovo proprietario. E’ tempo, dunque, di fare un bilancio dei risultati sportivi raggiunti nell’ultimo decennio, al di là della gestione extra-calcio.
Il duo formato da Claudio Lotito e Marco Mezzaroma si è insidiato a Salerno nell’estate 2011 ricevendo dall’allora sindaco Vincenzo De Luca l’incarico di rifondare il calcio cittadino dopo il fallimento della Salernitana Calcio. I due imprenditori romani tramite le proprie aziende, la Omnia Service, intestata ad Enrico Lotito, figlio di Claudio, e la Morgenstern, costituiscono il Salerno Calcio, adottando i colori blaugrana e il simbolo del comune di Salerno. La squadra, affidata a mister Perrone, vince il proprio girone di Serie D e riporta la città di Salerno nel calcio professionistico. La tifoseria, però, vuole il ritorno della Salernitana, con tanto di cavalluccio e maglia granata, venendo accontentata nell’estate 2012, quando Lotito e Mezzaroma acquistano i beni immateriali della Salernitana Sport. Il Salerno Calcio viene denominato US Salernitana 1919, le maglie tornano granata con al petto lo stemma dell’ippocampo. Riprende così la storia della Salernitana, interrotta bruscamente nel febbraio 2006 dopo l’esclusione dalla B del 2005, e ripartita solo brevemente per il biennio della Salernitana Calcio tra il 2009 e il 2011.
La Salernitana 2012-13 inizia male la stagione con due sconfitte nelle prime due giornate, che costano la panchina a Galderisi, trovando la prima vittoria soltanto alla quinta giornata. Ritornato Perrone in panchina, i granata riescono a vincere il proprio girone di Seconda Divisione dopo un testa a testa con il Pontedera. I grandi protagonisti sono i due bomber Ginestra e Guazzo, imbeccati dalla fantasia brasiliana di Gustavo. Le sole quattro sconfitte subite sono il miglior record della gestione Lotito-Mezzaroma. Non è il solo record: i 59 gol segnati è il miglior risultato ottenuto nel decennio romano, avvicinato solo dalla Salernitana 2014-15 autrice di 56 reti. A fine stagione arriva il primo trofeo della storia della Salernitana: la Supercoppa di Seconda Divisione vinta ai danni dell’Aurora Pro Patria.
Nel 2013-14 non basta l’acquisto di Pasquale Foggia e l’avvicendamento di tre tecnici (Sanderra-Perrone-Gregucci) a garantire un campionato di alta classifica alla Salernitana. Infatti, i granata si piazzano a metà classifica del girone B di Prima Divisione, perdendo il primo turno dei playoff a Frosinone. La stagione termina lo stesso con un trofeo in bacheca. La Salernitana si aggiudica la Coppa Italia di Lega Pro battendo in finale il Monza. Il trofeo, alzato da capitan Montervino, è dedicato alla memoria di Agostino Di Bartolomei, nel ventennale dalla scomparsa.
L’assalto al ritorno in Serie B si concretizza nel 2014-15. La stagione inizia in modo turbolento con l’addio di Somma a poche settimane dalla prima di campionato, sostituito da Leonardo Menichini. Il tecnico toscano è bravissimo a guidare la squadra, affidandosi alle parate di Gori, alle chiusure difensive di Lanzaro, alla fantasia di Gabionetta e ai gol di Calil. La Salernitana è inarrestabile, capace di frenare la concorrenza del tenace Benevento. Il 2-0 rifilato ai sanniti all’Arechi, la vittoria di Catanzaro firmata da Cristea sono state le tappe più importanti che hanno portato alla sfida decisiva contro il Barletta. La vittoria ottenuta in quel 25 aprile 2015 ha liberato Salerno dall’inferno della Serie C ed aperto le porte della Serie B. Il grande entusiasmo creatosi in città è culminato nella grande festa promozione al termine del derby casalingo contro la Casertana, aperto con la straordinaria coreografia “Because I’m happy”. La Salernitana di Menichini ha chiuso in vetta con ben 80 punti, frutto di 24 vittorie (record della gestione Lotito-Mezzaroma), 8 pareggi e 6 sconfitte. I 31 gol subiti rappresentano il miglior record difensivo ottenuto sotto la proprietà romana.
Il periodo d’oro della gestione Lotito-Mezzaroma si è di fatto interrotta lì. I successivi cinque tornei di Serie B hanno deluso le aspettative dei tifosi granata. Tra le poche soddisfazioni ci sono i derby con l’Avellino: il 3-1 nella gara inaugurale del 2015-16, il 2-0 del 2016-17 e quello storico di Minala al 96′ del 15 ottobre 2017. In questo periodo la Salernitana ha rischiato due volte la retrocessione in C tramite i playout: nel 2015-16 i granata batterono la Virtus Lanciano, mentre nell’anno del centenario la Salernitana ha avuto la meglio sul Venezia al termine di una drammatica serie di rigori con il penalty decisivo di Di Tacchio. Dopo la stagione scorsa caratterizzata dal lockdown per il Covid-19, nessuno a Salerno avrebbe scommesso su un campionato di vertice. La Salernitana, reduce dall’addio di Ventura e dal mancato accesso ai playoff all’ultima giornata, è stata affidata a Castori. Il tecnico marchigiano ha saputo gestire al meglio i propri calciatori guidandoli verso il sogno Serie A concretizzatosi il 10 maggio scorso a ventitré anni esatti dalla promozione targata Delio Rossi. La banda Castori ha totalizzato 69 punti, tre in meno della corazzata di Rossi.
La proprietà Lotito-Mezzaroma è la seconda più longeva della storia granata. I dieci anni di carica (2011-2021) si collocano alle spalle dei dodici anni (1994-2006) targati Aniello Aliberti. In termini di trofei e risultati raggiunti, Lotito e Mezzaroma risultano i più vincenti. Una Coppa Italia Lega Pro, una Supercoppa di Seconda Divisione, una promozione in A, una promozione in B e una promozione in Prima Divisione, a cui si aggiunge la promozione in Seconda Divisione del Salerno Calcio, sono un bottino mai raggiunto da nessuno in più di cento anni di storia granata. Alle famiglie Lotito e Mezzaroma va di certo dato atto di aver raggiunto risultati notevoli, scalando tutte le categorie del calcio italiano, dalla D alla A, riportando una piazza come Salerno in massima serie.