Paulo Sousa è stato molto chiaro: considerando che la Salernitana non aveva identità e che, allo stesso tempo, c’era una necessità impellente di fare punti era obbligatorio trasmettere le proprie idee di gioco pur essendo soprattutto concreti e badando al sodo. “Mi adatto alla contingenza, alle caratteristiche dei calciatori. Ho poco tempo per incidere come vorrei, ma i concetti sui quali lavoriamo voglio vederli tradotti in prestazioni. Salviamoci quanto prima, poi ci concentreremo sul futuro” ha ribadito dopo il pareggio col Bologna. Chissà, però, che durante questa sosta – pur con le tante defezioni causa convocazioni in nazionale – ci sia stata la possibilità di proporre un sistema di gioco ancora più offensivo. Anche perchè il trainer portoghese ha detto sin dalla prima intervista che “la Salernitana ha un reparto offensivo tra i più forti rispetto a chi lotta per non retrocedere, tocca a me metterli in condizione di fare gol e sfruttare la tanta qualità di cui dispongo”. Nei secondi tempi si è visto spesso il tandem Piatek-Dia, addirittura a San Siro la Salernitana ha chiuso con tre punte, due esterni di spinta e una mezzala di inserimento. A La Spezia, contro un avversario tecnicamente inferiore, potremmo vedere Candreva trequartista e due attaccanti, con il sacrificio di Kastanos o il suo spostamento in mediana come accaduto già in altre gare della gestione Nicola. Chiaramente occorre equilibrio, i granata subiscono tanti gol ed è necessario restare corti, compatti e contenere le sortite offensive di un avversario che, in casa, crea mediamente 8 occasioni a partita a prescindere dall’avversario. Ma c’è un potenziale importante da sfruttare, finalmente in mano a un grosso allenatore.

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