di Giuseppe Barbato e Giovanni Di Domenico

Foto Giuseppe Nasti

La vittoria di ieri, per com’è giunta e per il ritorno al successo tra le mura amiche dopo quattro mesi, è una boccata d’ossigeno per la Salernitana. La gara d’andata viene archiviata con una prestazione quasi perfetta. Le strutture di squadra hanno funzionato e alcune individualità si sono segnalate per grandi prestazioni. Non è facile entrare nel dettaglio di tutto ciò che ieri è andato per il verso giusto. Per la nostra analisi tattica di Salernitana-Monza scegliamo due aspetti, utili anche per il futuro prossimo. A partire dalla delicata trasferta di Marassi che, in caso di risultato positivo, può rappresentare un altro tassello decisivo verso la salvezza.

(In parte) è già la squadra di Paulo Sousa

di Giuseppe Barbato

L’analisi tattica di Salernitana-Monza deve partire dal mister e da una frase detta domenica scorsa in sala stampa, dopo Salernitana-Lazio: “noi per vincere dobbiamo saper pressare alto e difendere bassi. La mia pressione bassa non è un pressing organizzato ma è una pressione per vincere la palla. Lo fa una squadra corta ma non in attesa, deve lavorare su spinta e anticipo”. Ieri la squadra ha eseguito esattamente questa cosa, la differenza ieri è stata su questo versante del gioco.

La Salernitana ha difeso con ordine contro il Monza, concedendo qualcosa a una squadra dalle buone trame offensive. Comunque poco rispetto alle ultime uscite, avendo di contro una produzione offensiva notevole (dagli 1.9 ai 2.5 xG, guardando diversi siti di statistiche avanzate). E lo ha fatto senza innalzare le barricate: ha difeso nel primo tempo con un blocco medio orientando la pressione sull’uomo, perché si è schierata a specchio, senza però perdere il filo della struttura di gioco né sforzandosi eccessivamente.

Dopo il gol di Lassana la squadra si è abbassata ma ogni volta che ha riproposto il blocco medio, con quel pressing per vincerla, c’è stato il recupero palla e una transizione positiva di livello. Il calcio di Paulo Sousa è molto ragionato, fatto di grande possesso ma ora la Salernitana non può sostenerlo. Ha bisogno di altro e lo fa con giocatori pronti, fisicamente e psicologicamente, a dare quel lavoro tattico come Črnigoj. Un ultimo dato balza agli occhi: pur avendo solo il 38% di possesso palla, con soli cinque minuti nella metà campo avversaria, la Salernitana ha realizzato solo due tocchi in area in meno del Monza (28 e 30).

Non sparate sul soldato Piątek

di Giovanni Di Domenico

La prestazione di Krzysztof Piatek merita una menzione speciale. Le tante occasioni sciupate fanno pensare ad una giornata da dimenticare per il numero nove granata, anche oggi a secco. Un digiuno che dura dallo scorso 5 novembre, quando aprì le marcature nel pareggio interno contro la Cremonese. Gli errori fanno parte del gioco, ciò che non deve passare inosservata è l’importanza di Piatek all’interno dello scacchiere tattico della Salernitana e di Paulo Sousa.

Sponde, sportellate, sacrificio per i compagni: il suo lavoro sporco si è tramutato oggi nella partecipazione attiva a due delle tre reti, prima servendo il pallone a Candreva per l’assist a Coulibaly (perla sotto l’incrocio alla Di Maria), poi recuperando la sfera facendo ripartire l’azione in occasione del 3-0 firmato Candreva. Non segna, ma fa segnare.

Complimenti alla curva per aver dimostrato grande maturità applaudendolo dopo l’occasione sprecata sul 3-0. Chi dà l’anima in campo merita massimo sostegno, soprattutto nei momenti difficili. A Genova, nella città e nello stadio palcoscenici del suo primo exploit italiano, avrà l’occasione di rifarsi provando a scrivere la parola fine alla maledizione del gol che si trascina dietro da tre mesi e mezzo. A Marassi, chissà, potrebbe scoccare la scintilla giusta.

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