Di Giuseppe Barbato
Ripartire dalle certezze: se volessimo trovare una frase per descrivere la prima giornata della nuova Serie A potremmo scegliere questa, ritratto di molte partite del primo turno che ha visto in azione alcune delle vecchie firme. Se sarà uno dei temi di questo torneo, che punta a recuperare terreno e fascino rispetto agli altri campionati europei, su tutti Premier League e Bundesliga, lo dirà solo il tempo. Quello che rimane è raccontare tutto ciò che non riguarda la Salernitana, a cominciare dalle “sette sorelle” che hanno vinto tutte eccezion fatta della Juventus. Il protagonista alla Dacia Arena è stato Paulo Dybala che, in attesa di Cristiano Ronaldo, ha ritrovato centralità nel progetto bianconero, il gol e la maglia dell’Argentina. Nel secondo tempo i bianconeri, imprecisi in difesa, hanno subito la rimonta dell’Udinese che ha conquistato il punto con dedizione e pazienza, guidata dall’ex Pereyra e da Walace che in mezzo al campo ha garantito ordine e geometrie.
Andamento speculare per le due romane che hanno regolato per 3-1 le due toscane del campionato. La Lazio ha faticato più del previsto contro l’Empoli di Andreazzoli che ha messo in mostra quei giocatori che l’avevano trascinata in massima serie: su tutti Ricci, Bandinelli e Bajrami. La squadra di Sarri, schierata col suo 433, ha rimontato con i gol di Milinkovic-Savic, Lazzari e Immobile. Occhio al serbo che potrebbe migliorarsi ancora e raggiungere quella consacrazione che finora è sempre stata parziale. La Roma di Mourinho scopre Tammy Abraham, la sua velocità e i suoi scatti, e sconfigge la Fiorentina grazie a due vecchie conoscenze, Mkhitaryan e Veretout. Non demerita l’undici di Italiano che crolla alla distanza, complice l’inferiorità numerica, ma mette in luce buone trame di gioco e un atteggiamento pro-attivo che alla lunga può pagare. I viola possono essere una sorpresa, dopo alcune stagioni sottotono. Comincia bene anche il nuovo Napoli di Spalletti che regola col classico scarto il Venezia. Decisive, nella ripresa, le reti di Insigne ed Elmas dopo un primo tempo bloccato nel quale entrambe le compagini non sono state brillanti. Gli azzurri aspettano qualcosa dal mercato e il lavoro del tecnico di Certaldo; il Venezia ha bisogno dell’amalgama necessaria in grado di unire vecchia guardia e nuovi innesti.
Atalanta e Inter hanno in comune i colori e i risultati, non l’andamento dei rispettivi incontri. Gasperini, ancora una volta, dimostra di non saper prendere le misure alle squadre del suo allievo Juric: il 343 con cui il tecnico serbo ha disposto il Torino macina gioco ma ha bisogno del solito Belotti per pareggiare il vantaggio bergamasco realizzato sull’asse Muriel-Ilicic. La partita sembra destinata a un pareggio, già ingeneroso nei confronti dei granata, ma Piccoli sul fotofinish ha trovato lo scatto decisivo. Segnatevi il nome di questo centravanti, classe 2001: non è scontato che sia destinato a pochi spezzoni, può recitare un ruolo importante. I campioni d’Italia dominano a piacimento e il 4-0 finale è la sintesi della facilità di gioco mostrata dai nerazzurri e, di riflesso, delle difficoltà del Genoa. La squadra di Ballardini ha fatto una brutta impressione, la peggiore di questo primo turno, e non ha saputo arginare gli uomini di Inzaghi. Nella nuova Inter sono andati subito in gol Dzeko e Calhanoglu che sembrano già integrati in una rosa che mantiene i suoi riferimenti nel terzetto difensivo e in Brozovic. Rimane il Milan che, nel posticipo del lunedì sera, ha avuto ragione della Sampdoria di D’Aversa: decisivo il gol di Brahim Diaz a inizio gara il quale fa valere subito il peso della maglia numero 10. La Samp targata D’Aversa nel secondo tempo prova a prendere le misure ma pecca di precisione e non riesce a incidere: c’è ancora tanto da fare per l’ex tecnico del Parma, magari con l’aiuto di qualche arrivo dal mercato.
Cagliari-Spezia ed Hellas-Sassuolo sono state partite ricche di gol e di spunti, anche per valutare le possibili avversarie della Salernitana nella corsa per la salvezza. Alla Sardegna Arena la squadra di Thiago Motta conquista il doppio vantaggio nella prima ora di gioco, per poi farsi rimontare dalla doppietta di Joao Pedro. Il brasiliano ha messo una pezza a una squadra, quella rosso-blu, che sembra alternare momenti di grande ferocia agonistica ad altri di grande fragilità. Lo Spezia ha risentito di una condizione fisica deficitaria, evidente il crollo fisico nella ripresa, e di una rosa ridotta ai minimi termini, con solo sedici convocati. Al Bentegodi si è visto un incontro godibile, grazie anche a due fautori del calcio propositivo come Di Francesco e Dionisi. Ha prevalso il secondo ma il Verona non ha demeritato, trascinata dal solito Zaccagni. Il tecnico abruzzese sembra essersi adattato a una rosa che ha esigenze diverse, rispetto al suo tradizionale 433, e sulle sponde dell’Adige potrebbe trovare quella dimensione che gli è finora mancata dopo il periodo alla Roma.