di Giuseppe Barbato

Quando parliamo di brand identity nel calcio parliamo, prima di tutto, di una svolta nella comunicazione sportiva italiana degli ultimi anni: i club e gli atleti scelgono di raccontarsi da sé, utilizzando gli strumenti che la tecnologia offre. Soltanto di recente il calcio italiano ha saputo adeguarsi a una modalità che all’estero, soprattutto negli States, è prassi e ancora adesso sono pochissimi i club che sanno fare della propria comunicazione un modello vincente: esempi come quelli di Roma e Inter, con le proprie media house, sono merce rara, anche se destinati a crescere (lo dimostra quanto fatto dal Venezia nell’ultimo anno e mezzo). Ciò impone la presenza di team di comunicazione che seguano e curino ogni dettaglio perché tutto è parte integrante dello stesso messaggio, oltre che uno sforzo economico per realizzarlo.

Tutto questo, negli ultimi anni, era stato un tallone d’Achille del club: ricordiamo tutti la stagione 2020-2021 nella quale erano stati sospesi i commenti sui profili social. Una scelta forte, una scelta escludente e frutto di assenze sul piano comunicativo da parte della vecchia proprietà. Con l’arrivo di Danilo Iervolino, uno che sulla comunicazione di qualità ha costruito il proprio successo, si è registrato un cambio totale di direzione: la Salernitana parla molto, sia sui media locali sia su quelli nazionali, e si racconta. Ogni giorno, con ottimi risultati. I tifosi, i primi destinatari di questo messaggio, mostrano il proprio entusiasmo commentando e apprezzando il lavoro fatto: commenti, like e condivisioni sono aumentati considerevolmente, con percentuali di crescita uniche in Italia.

Il ritiro di Jenbach è l’ulteriore segno di questo cambio di passo: tutto ciò che succede viene raccontato con attenzione e dovizia di particolari, dando anche spazio e visibilità a quelle persone che normalmente lavorano nell’ombra (i cuochi, i preparatori, lo staff sanitario). I video e le fotografie dal Tirolo non raccontano, in apparenza, niente di speciale: la giornata di allenamento, i momenti di gioco, la fatica in campo, i sorrisi extra-campo, l’arrivo dei nuovi acquisti, le amichevoli. La normale vita di una squadra nel proprio pre-campionato.

In apparenza perché c’è sempre un doppio messaggio, oltre a quello più evidente dell’attualità di campo. Lo dimostra il reel pubblicato due giorni fa di sintesi della giornata di allenamento: il paesaggio di Fügen, gli incitamenti del mister, i tifosi a bordo campo, le parate di Sepe e Micai, Radovanovic in palestra, Yasmine, la barista del centro sportivo, con la maglia granata addosso. Tutto come al solito, tenuto insieme da un tema: la macumba. Il titolo della canzone di sottofondo, hit della scorsa estate di Noemi e Carl Brave; rito propiziatorio contro le sfortune che altri “tirano” alla Salernitana. Il riferimento è noto, non c’è bisogno di menzionarlo: si risponde con il sorriso e con un gesto scaramantico, le corna. Lo fa il Mister, lo fa il magazziniere, lo fanno Capezzi, Jaroszynski e Valencia nella vasca ghiacciata. Comunicazione positiva, sempre: perché un sorriso apre il cuore e dimentica le maledizioni altrui.

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