La disaffezione. Il sentimento che cala. La fede che vacilla. Puntualmente in città, ad ogni big match di massima serie – questa sera tocca ad un classico Napoli-Juve – durante lo svolgimento delle partite, si possono ascoltare (senza nemmeno tanto sforzo) le urla di gioia o di disperazione, gli applausi e le imprecazioni di molti salernitani, per questa o quella squadra. Nulla di male, ci mancherebbe. Di certo però trattasi di un’esternazione di sentimenti pallonari che mal si concilia con la “salernitanità” che dovrebbe permeare anche le pietre e l’asfalto in strada. Se provate a transitare per le vie di Pastena, Mercatello, Torrione o in qualsiasi altro quartiere urbano, vi renderete conto con quale pathos vengano seguite partite (seppur di massima serie) di squadre che nulla hanno a che fare con Salerno e la “salernitanità”. Come se fossimo a Napoli o a Torino. Nulla di male, lo ripetiamo. Ma se in città si respira questa tensione calcistica per una gara del genere, mentre lo stadio Arechi registra da anni un calo costante di presenze in occasione delle partite casalinghe dei granata, un motivo di riflessione ci sarà. Sarà perché molti “sopperiscono” la mancanza di “sogni” granata con quelli d’importazione? Difficile se non impossibile dare un risposta certa. Forse la domanda ce la dovremmo porre tutti. Ma proprio tutti. A buon intenditor…