Sinceramente non condivido tutto il clamore suscitato dalla presentazione al pubblico di una squadra di calcio campana, costellato di cori e improperi nei confronti di un’altra società, della sua città e della tifoseria. I campanili italici li conosciamo dai tempi di Dante e le cose non sono cambiate affatto. Ci si affanna a risentirsi per qualche sfottò quando poi – a livello calcistico – sono il sale di una vera rivalità. A patto, ovviamente, che non si vada oltre il ritornello sarcastico. Altra cosa è invece quando a queste fenomenologie folk – tipiche ancor di più nei centri con minore densità abitativa – si affianchi il “favoreggiamento” o il “concorso esterno” di alcuni pseudo professionisti dell’informazione, che di fatto non esercitano la professione giornalistica in modo corretto. Basterebbe leggere il decalogo di autodisciplina del giornalista sportivo per rendersi conto di quante violazioni sul piano deontologico siano state commesse nel giro di una serata.

Ed allora eccolo il decalogo:

1 – Il giornalista sportivo riferisce correttamente, cioè senza alterazioni e omissioni che ne modifichino il vero significato, le informazioni di cui dispone;

2- Il giornalista sportivo non realizza articoli o servizi che possano procurare profitti personali; rifiuta e non sollecita per sé o per altri trattamenti di favore;

3- Il giornalista sportivo rifiuta rimborsi spese, viaggi vacanze o elargizioni varie da enti, società, dirigenti; non fa pubblicità, nemmeno nel caso in cui i proventi siano devoluti in beneficenza;

4- Il giornalista sportivo tiene una condotta irreprensibile durante lo svolgimento di avvenimenti che segue professionalmente;

5- Il giornalista sportivo rispetta la dignità delle persone, dei soggetti e degli enti interessati nei commenti legati ad avvenimenti agonistici;

6- Il giornalista sportivo evita di favorire tutti gli atteggiamenti che possono provocare incidenti, atti di violenza, o violazioni di leggi e regolamenti da parte del pubblico o dei tifosi;

7- Il giornalista sportivo non usa espressioni forti o minacciose, sia orali che scritte, e assicura una corretta informazione su eventuali reati che siano commessi in occasione di avvenimenti agonistici;

8- Il giornalista sportivo rispetta il diritto della persona alla non discriminazione per razza, nazionalità, religione, sesso, opinioni politiche, appartenenza a società sportive e a discipline sportive;

9- Il giornalista sportivo conduttore di programma si dissocia immediatamente, in diretta, da atteggiamenti minacciosi, scorretti, litigiosi che provengano da ospiti, colleghi, protagonisti interessati all’avvenimento, interlocutori telefonici, via internet o sms;

10-Il giornalista sportivo rispetta la Carta di Treviso sulla “tutela dei minori”; per la particolarità del settore pone particolare attenzione all’art.7 di detta Carta (tutela della dignità del minore malato, disabile o ferito).

Una lettura interessante che dovrebbe rappresentare quasi un precetto religioso per quegli esponenti della categoria avvezzi più ad esibizioni da cabaret di periferia che ad “onorare” il tesserino da giornalista. Ma si sa, in ogni categoria ci sono le “pecore” nere, cui non bisogna dare alcuna visibilità, visto che si alimentano esclusivamente di vanagloria in scatola e autocelebrazioni in pillole.

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