di Giuseppe Barbato
Settimana scorsa, in conclusione all’analisi post-Inter, mi auguravo che Liverani potesse schierare la squadra con le sue idee di calcio e scegliere gli uomini adatti. Guardando la partita verrebbe da dire che non sono stato esaudito, che Liverani ha perseverato negli errori che si ripetono da agosto. La realtà è più triste perché la Salernitana non è in grado di fare un certo tipo di calcio. Ho preteso troppo da Liverani, allenatore conscio degli enormi problemi presenti nella squadra. Li ha dissimulati nei giorni scorsi dietro concetti retorici, come la fame, o questioni relative, come l’incomunicabilità linguistica di Iron Gomis. Nei fatti la Salernitana ha problemi in tutte le zone del campo, in tutti gli aspetti del gioco. Da questo assunto può partire l’analisi del match di ieri.
La tenuta difensiva della squadra è troppo fragile, l’ha dimostrato fin dai primi secondi quando è bastata una palla intercettata da Birindelli per spaccare in due il centrocampo. Aggiungiamo le palle ferme, dove manca totalmente ogni struttura e non si riesce a gestire né la marcatura a uomo né la copertura a zona. Infatti basta una sponda aerea per far saltare tutto il castello difensivo, sulle situazioni in cui i difensori del Monza hanno colpito la palla verso la porta almeno si sono limitati i danni col fisico. Molti puntano lo sguardo sulla difesa a tre, nei fatti una difesa a cinque nella fase di non possesso con un blocco basso. Perché ostinarsi con questa disposizione? Perché potrebbe andare ancora peggio.
Passare a una difesa a quattro porterebbe ad avere un uomo in meno, in una struttura dove già facendo grande densità mancano letture e coperture degli spazi centrali. Se i centrali fossero sottoposti a una sollecitazione maggiore il rischio di imbarcate sarebbe altissimo. Pasalidis e Pellegrino lo hanno dimostrato ancora una volta, con errori di lettura e posizione molto gravi a questo livello. Forse gli acciacchi alla spalla sono l’unico alibi per il greco. Solo temporeggiando e stando vicino alla porta hanno dimostrato di saper limitare i rischi. Ogni volta che sono stati chiamati a rompere la linea o a ragionare sugli scambi di posizione dei giocatori brianzoli sono andati nel pallone. Questa cosa si è vista soprattutto a sinistra, dove Birindelli e Carboni si scambiavano di continuo cercando di attaccare il mezzo spazio interno.
Nel primo tempo, dopo quindici minuti di fuoco, il Monza ha perso i riferimenti e qui c’è l’unico apporto di novità portato da Liverani: l’aggressività alta. Weissman ha messo tutta l’energia e la corsa di cui disponeva, mettendo sabbia negli ingranaggi alla prima impostazione del Monza. Unito a un buon baricentro e a un centrocampo che accorciava si è visto un buon recupero alto, il meglio offerto dalla squadra ieri. Qui si presuppone l’alto grande problema della squadra: la fase di costruzione. La Salernitana è incapace di costruire da dietro, non ha mai saputo superare la prima pressione altrui obbligando Candreva ad abbassarsi tantissimo per ricevere tra le linee. L’assenza di una prima punta vanifica la palla lunga. Per evitare un match senza pallone restano solo le ripartenze da sfruttare.
Il recupero alto del primo tempo ha permesso alla squadra di giocare nell’ultimo terzo di campo, più palloni rispetto al Monza che ha costruito soprattutto nella zona centrale, contando sugli scambi tra Kastanos e Candreva più la spinta di Zanoli. Mancavano altri uomini in grado di accompagnare l’azione, proprio per l’incapacità di coprire gli eventuali scompensi. La Salernitana di Liverani, come quella di Inzaghi, eccede nelle coperture preventive conscia dei rischi a cui si sottopone. Lo si è visto nell’azione che ha portato al giallo di Pasalidis, nella quale è bastato un niente al Monza per ribaltare il fronte. Insomma, una squadra spuntata che non attacca più di tanto e non sa cosa fare contro una difesa schierata. Ha bisogno di trovare il contropiede giusto, creare l’errore altrui per poi lanciarsi in attacco o trovare una palla ferma.
Qui si pone l’ultima grande domanda: perché ha tolto Weissman inserendo Tchaouna? L’inizio del secondo tempo dà la risposta. Palladino capisce che il Monza non sta trovando la sua solita costruzione, inserisce Bondo e alza Pessina per avere un uomo in grado di giostrare la manovra. Ad avvantaggiarsene in realtà è soprattutto Gagliardini che si sgrava di alcuni compiti. Questo unito al calo fisico dell’israeliano ha portato la Salernitana ad abbassarsi tantissimo, a non avere più le forze per pressare in un certo modo. La Salernitana non ha un centravanti a cui appoggiarsi, Ikwuemesi ormai è fuori dal progetto tecnico. Quindi ha solo un recupero palla più basso e molto campo da coprire, dunque meglio farlo se hai una punta veloce da innescare.
Tchaouna è stata la risposta che Liverani ha trovato in panchina. E stava anche funzionando, poi non è stato così ma un’analisi serve a capire la logica dietro certe scelte. La situazione della squadra, a terra anche sul piano fisico, è talmente grave che non c’è una sola certezza alla quale aggrapparsi. Liverani se n’è accorto, anche se non lo dice esplicitamente. Lo dimostra con le scelte che fa: sono scelte di chi sa che qualunque rischio può solo portare a danni ulteriori. Resta solo la speranza di una scintilla che però sembra non arrivare mai.