E’ difficile alla vigilia di Natale dover raccontare un addio. Lo devo fare per rispetto dei lettori e soprattutto per il legame affettivo verso Giovanni. Giornalista purosangue, uomo sanguigno ma al tempo stesso dotato di una pacatezza e di un approccio gentile alla vita, nonostante il dramma della perdita di Simone nel rogo sul treno da Piacenza nel maggio 1999. Se n’è andato in modo discreto, senza clamori, rispettando a dovere il copione di una vita lontana dai riflettori. Lo ha fatto stamattina in un letto dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, dove era ricoverato da giorni, con le mani strette da sua moglie Maria Rosaria e dalla figlia Sara. I funerali saranno celebrati il 26 dicembre alle ore 10, nella chiesa di San Demetrio. 

Lo avevo conosciuto a bordo piscina, quando – ad inizio carriera alla metà degli anni ’90 – seguivo le sorti della Rari Nantes, dove militava anche Simone. Di ricordi ne avrei a tonnellate. Ora come ora me ne viene su dallo stomaco uno su tutti. Il suo abbraccio in chiesa, durante i funerali per i 4 ragazzi del treno: ho la pelle d’oca se ripenso alle sue mani che mi stringevano la testa e provavano a calmare le mie lacrime. Lui – padre di Simone – che provava a consolarmi!

Mi mancherai Giovanni. Ci mancherai. Oggi Salerno è più povera! Ciao maestro!

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