Sarà anche un esperimento molto semplice, di quelli di routine, ma occorre farlo. Se provate ad aggiungere anche una sola goccia d’acqua ad un bicchiere già colmo, la stessa acqua tracimerà inesorabilmente. Facile no? Eppure non sembra sia proprio così. Il bicchiere della pazienza dei tifosi salernitani è nelle medesime condizioni, così come anche quello di chi è impegnato professionalmente nel seguire le gesta della Salernitana. Forse non tutti avranno bene inteso il “cappello” di questo articolo. Saranno sufficienti due minuti per leggere e capire.

Primo punto. La passione. Quella vera, ovviamente, non quella “a libro paga”. La passione dei salernitani – così come quella di ogni tifoso per la propria squadra di calcio – non ha limiti. Quella vera, però. Lo ribadiamo. Quella stessa passione che ti porta a cantare a squarciagola quando un avversario sta per calciare dal dischetto del rigore e tu sei sotto 0-3 nel primo tempo. Quella stessa passione che ti porta a fare migliaia di chilometri, anche in giorni infami, pur di non lasciare sola la “bersagliera”, pur essendo conscio che tornerai a casa quasi sicuramente con il groppone in gola. Quella stessa passione che ti fa ribollire di rabbia quando qualcuno per anni ti ha puntualmente offeso e preso per i fondelli, giocando a freccette con la tua storia e i tuoi “mancati palloni”. Insomma la passione con la P maiuscola merita rispetto. Lo merita dai calciatori che scendono in campo, lo merita dal tecnico che li guida e soprattutto lo merita da parte di chi “solo pro tempore” gestisce e detiene il potere in società.

Se oggi a Salerno viviamo una situazione irreale di “guerra civile” – lasciatemi il termine forte – che continua a dividere la tifoseria salernitana tra guelfi e ghibellini, le responsabilità sono chiarissime e sono da addebitare a nomi e cognomi ben precisi. Li conosciamo tutti. Ma qualcuno fa finta di nulla. Anzi addirittura c’è chi pensa di detenere lo scettro della verità assoluta additando come gufi quei tifosi che soffrono per la maglia granata al punto tale da riuscire a vederne anche i difetti, le irregolarità, le imperfezioni, ed a denunciarle, al solo scopo di contribuire alla “guarigione” di quelle ferite. E’ ora di dire basta! Tutti – e sottolineo tutti – devono avere come unico obiettivo il bene della Salernitana e non quello di questo o quell’imprenditore, di questo o quel direttore generale, e via discorrendo.

Punto secondo. Nel pomeriggio di sabato, al termine della gara tra Salernitana ed Empoli, il collega di LiraTv Antonio Esposito stava effettuando delle interviste a caldo con i tifosi all’uscita del settore tribuna. Come sempre da tempo, ad ogni risultato, sia positivo che negativo. Qualcuno non meglio identificato ha pensato bene di inveire verbalmente contro il giornalista che stava solo lavorando, etichettandolo in malo modo. Sono intervenute anche altre due persone che hanno provato solo “formalmente” a portare pace. Non sappiamo chi siano queste persone, ma ci sono dei filmati video che li riprendono. Se fossero tifosi autonomi o anche iscritti a qualche associazione o club, lo sapremo con certezza a breve. In quest’ultimo caso, sarebbe opportuno prendere le distanze e stigmatizzare simili comportamenti proprio perchè tutti hanno a cuore il bene della Salernitana e non di altri. Giusto?

PS. La redazione di SalernitanaLive esprime solidarietà al collega Antonio Esposito di LiraTv per quanto accaduto sabato pomeriggio.

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