Di Giovanni Di Domenico

Pedina fondamentale nello scacchiere tattico di Fabrizio Castori, Leonardo Capezzi ha vissuto una stagione da protagonista all’ombra dell’Arechi. Tornato a settembre dopo i sei mesi deludenti agli ordini di Ventura, l’ex Samp ha ritrovato fiducia e continuità sotto la guida del trainer marchigiano. Sulle frequenze di Radio Bruno, il centrocampista granata ha commentato l’annata appena conclusa: “Vincere è sempre bello, gratificante ed alla fine segni la storia di un club, entri in quella di una città e quindi è stata una cosa bellissima. Venivo da un periodo non semplice dove avevo perso un po’ di continuità, mentre quest’anno sono riuscito a coronare questo grande sogno. Farlo a Salerno è qualcosa di unico, vincere qua non è come farlo da altre parti perché ci sono una passione e un amore per il calcio unici. Questo ti gratifica ancora di più, è stata una fortuna immensa. Provare il momento del Covid e vedere lo stesso com’è Salerno è qualcosa di unico. Nulla da togliere a Crotone, è stata una promozione storica, la prima volta in A, in una piazza bellissima che resterà sempre nel mio cuore. Era da 23 anni che la Salernitana non raggiungeva la Serie A, mi reputo fortunato ad aver vissuto due eventi così emozionanti”.

Capezzi si è soffermato anche sul rendimento di Cedric Gondo, suo compagno di squadra sin dai tempi delle giovanili della Fiorentina: “E’ sempre stato un giocatore forte che ha lavorato tanto. Il calcio è come la vita: a volte sali, a volte scendi. O sei talmente sopra la media e riesci ad importi fin da subito altrimenti inciampi, cadi e ti rialzi. E’ quello che è successo anche a me e lo può aver passato pure lui. E’ stato bravo a riprendere il percorso ed ottenere quello che si è preso. Il suo girone di ritorno è stato eccezionale e gli vanno dati meriti perché significa che c’è sempre stato nel bene e nel male, ha continuato a lavorare ed alla fine ha raccolto ciò che aveva seminato”.

Il classe ’95 in passato è stato definito da David Pizzarro, ex centrocampista di Udinese, Inter, Roma e Fiorentina, come suo erede: “A Firenze lo sento ancora dire da amici. Sono state parole che mi hanno dato un valore unico, una riconoscenza pazzesca perché in quel ruolo era un top. Sicuramente adesso posso dire che nel centrocampo posso ricoprire tutti i ruoli, posso fare anche il mediano basso, ma essere paragonato al Pek è troppo e sminuisce il suo ruolo. L’ho ringraziato di persona e lo faccio ancora oggi perché è stato un riconoscimento bellissimo, ma sono e mi reputo, per sfortuna, diverso da Pizarro perché è un campione. Mi ha fatto piacere sentirlo dire certe cose ed ancora è così”.

Capezzi affronterà la Serie A per la terza volta, dopo le esperienze con Crotone e Sampdoria: “Sicuramente le difficoltà ci saranno e la differenza tra la Serie A e la Serie B sono evidenti. Chi vince il campionato di B poi fa fatica in A perché ci sono giocatori forti, cambiano i motori dei calciatori, devi curare più particolari, essere più forte tecnicamente. Sicuramente l’affronterò con la voglia della prima volta e quella di sempre perché il calcio è amore e passione a prescindere dalla categoria. Si fa tutto al meglio, mi godrò l’impatto di stadi importanti, di palcoscenici straordinari che poi è quello che ti porti dentro. Sono felice e contento di vivere stadi che si spera possano essere gremiti e togliersi più soddisfazioni possibili”.

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