L’istantanea della Dacia Arena di ieri sera, con quel manipolo di tifosi salernitani aggrappato in modo disperato alle gradinate, con le sciarpe al collo e le braccia al cielo nonostante una partita che non sarà disputata, riscalda il cuore. Ma è un calore che può avvertire solo chi ha nelle vene sangue granata. Agli altri no! Nessuno dei protagonisti di questo scempio sportivo può sentire sulla propria pelle i brividi che trasudano dalle emozioni della gente di Salerno, abituata a ingoiare tanta polvere nel corso di più di un secolo di storia e di storie, minime, anche inutili a volta, ma che messe in fila una dietro l’altra compongono il grande libro della Salernitana.
Sempre ieri, tutti abbiamo assistito allo spettacolo “teatrale” andato in scena alla Figc. Tanti gli attori coinvolti, tante le parti da recitare sapientemente, troppe le bugie e le mezze verità che sono venute fuori e che ancora emergeranno in questi 10 giorni di odissea che ci aspettano fino al 31 dicembre. Già perchè se pensate che tutto sia finito vi sbagliate di grosso. Il colpo di scena accadrà di certo, in un senso o nell’altro. Come del resto all’atto dell’iscrizione della squadra in serie A fu frutto di un penoso stillicidio di carta bollata acquistata con la passione dei salernitani.
Sul palco della commedia, sono saliti i volti noti a cui tutti noi siamo abituati. Nessuno escluso. Ed abbiamo ascoltato prese di posizioni fuori dalla grazia di Dio, dichiarazioni finto-giuridiche sulla falsa riga della sceneggiatura di “Amici miei” e delle famosissime “supercazzole” del conte Mascetti, mielose affermazioni di circostanza e beceri tentativi di salvare la propria poltrona. Un vero e proprio incubo nel quale è precipitata la Salernitana e i salernitani.
Prima o poi, tutto questo avrà una fine. Solo allora potremo tirare un sospiro di sollievo e guardarci intorno. Ci ritroveremo – pochi o molti – attorno a quella maglia che per noi è motivo di orgoglio e vanto, nonostante le offese reiterate, nonostante un fallimento sportivo (altro che quello economico) che non ha eguali nella storia del calcio italiano, nonostante ogni tentativo di affossare la nostra dignità per un pugno di stipendi pagati o di palloni regalati. No grazie!
Noi siamo quelli che non mollano, che della categoria non sanno che farsene, che ai divani televisivi preferiscono i ghiacciati gradoni di cemento, le trasferte impossibili, le ore di sonno perse e la salute che se ne va a farsi benedire. Insomma noi siamo quelli del Macte Animo e lo saremo anche dopo il 31 dicembre 2021. Statene certi.