Se solo avessi le parole, ti scriverei una canzone d’amore. No, Max Pezzali ci ha già pensato un bel po’ di anni fa, ad immaginare una notte così, trascorsa a rincorrere pensieri ed emozioni da dedicare a Lei. Ma questa è un’altra Lei. E così mi ritrovo sommerso dai ricordi e faccio fatica a venirne fuori per respirare. Manca l’aria e non solo. Il pathos della vigilia è come restare fuori dalla sala parto, dove si attende la notizia buona. E’ pathos fin dentro la pelle, che mi sussulta come il passaggio di un treno merci nel cuore della notte. Frastuono improvviso, devastante se hai appena preso sonno. E la notte appena trascorsa ci ha visti tutti insieme, come cantava Venditti. Notte prima degli esami, notte di polizia… Non ci sono i pini di Roma, siamo pisciajuoli e lo cantiamo in tutta Italia a squarcia gola. Basterebbe già questo per dire che abbiamo vinto: dal 31 dicembre abbiamo qualcuno che ci ha strappati alla “morte sportiva” e ci ha donato dignità da vendere. Siamo salernitani e il nostro verbo è entrato nelle tv nazionali e oltre, con il nostro sogno di coccolare e inseguire disperatamente.

Stamattina l’aria è fresca. Chissà se i ragazzi di Nicola hanno riposato con serenità. Io non ci sono riuscito ma è colpa mia, sono io che non riesco ancora a capire fino in fondo quanto di assurdo c’è oggi nell’impresa di questo manipolo di visionari. C’è tutto il coraggio di Leonida alle Termopili, dove ha sovvertito la storia e inchiodato un “semidio” al suo essere umano contro 300 cuori impavidi. C’è la leggenda di Davide contro Golia e ancora di più. C’è la vita di un’intera città, riscattata e resa nobile grazie ad un progetto sportivo che ha del rivoluzionario fin dentro i calzini.

Non parliamo d’altro che di Lei in questi giorni. La Salernitana è la nostra mamma e i suoi figli oggi saranno in cammino per l’Arechi dove ci attende la partita, quella che segna un secolo intero, quella che supera la polvere ingoiata su ogni campo e concede la gloria per sempre. Another day in Paradise, un altro giorno ancora. Dobbiamo provarci tutti insieme e lo faremo. Incollati alle nostre gradinate, presi nelle nostre paure ma certi e orgogliosi di questi atleti. Sarà una battaglia e “macte animo” non è più il motto sociale del 1919, ma una dichiarazione di guerra contro tutti quelli che hanno scommesso sul 93%. Ve lo ricordate? Oggi siamo tutti 7%. E lo saremo per sempre, ma adesso andiamo a prenderci il nostro sogno. GRAZIE RAGAZZI!!!

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