Ripresa dei campionati o playoff. E’ questo il tema caldo del professionismo dopo le decisioni della FIGC in Consiglio. Il presidente Gabriele Gravina ha provato a fare chiarezza in un’intervista a ‘Repubblica‘.
“Sarebbe paradossale pensare a uno sciopero dei calciatori oggi che l’Italia cerca di ripartire. Il mondo del calcio ha una responsabilità verso il Paese e verso il governo: non si possono chiedere interventi pubblici e poi minacciare di non voler giocare. I lavoratori di altri settori sono nelle stesse condizioni, perché i calciatori dovrebbero avere aiuti ulteriori? La Lega Serie A ha indicato il 13 giugno come data per la ripresa, aspettiamo l’incontro con il ministro Spadafora il 28 maggio per capire se e quando potremo fissare una data che in tanti aspettano: i tifosi, gli addetti ai lavori e le decine di migliaia di lavoratori dell’indotto che vedono i propri posti di lavoro a rischio”.
“Le competizioni si concludono in base al merito sportivo, se qualcuno pensava di derogare è rimasto deluso. Se le condizioni sanitarie lo consentiranno, i campionati devono essere portati a termine regolarmente, altrimenti procederemo a introdurre play-off e play-out con la partecipazione di tutti i club divisi per fasce di classifica. Solo come ultima istanza, se non sarà possibile riprendere, potremmo individuare un criterio oggettivo per la definizione delle graduatorie, seguendo un algoritmo, ma sempre con promozioni e retrocessioni. Decideremo tutto nella prima settimana di giugno, le retrocessioni ci saranno. Il 1° settembre non parte un nuovo campionato, ma solo la nuova stagione. Faremo delle riflessioni, sia sulla data di inizio del nuovo torneo sia sul format futuro. Può esserci una modalità diversa per consentire un campionato più avvincente e meno carico di impegni“.