“Che ne sai come mi sento quando i granata scendono in campo”. Ecco, basterebbe questa strofa di una delle hit della curva sud Siberiano per far capire a tutti – compresi i benpensanti dello stivale – quale sia l’amore viscerale che provano i supporters granata per l’amata Salernitana. Un amore che va oltre, un amore che non tradisce mai – senza distinzione di risultato o categoria – e che accompagna la vita di ciascuno di noi. Ed è proprio l’amore a portare ogni tifoso vero della Salernitana a scegliere – in questa fase delicatissima della vita del Paese – quale sia il destino che deve avere il campionato 2019-20. Doveva essere il campionato delle celebrazioni (per volere della società), quello con i calciatori che indossavano fino a fine febbraio la maglietta con il logo del centenario, quello del rilancio grazie anche all’arrivo dell’ex tecnico della nazionale italiana Gianpiero Ventura. Ed invece tutto si è fermato, tutto è appeso ad un limbo.
A questo punto, senza voler criticare o appoggiare una delle due tesi a scapito dell’altra, ognuno si è fatto la propria idea. C’è chi è “violentemente” contrario alla ripresa del campionato, dicendo che non avrebbe senso giocare senza tifosi nello stadio, con ancora il conteggio delle vittime dell’epidemia in corso e con i danni economici e sociali tutti da definire. C’è chi invece è convinto che la ripresa del campionato sia utile, anzi indispensabile alla ripresa di tutta la società, visto che il calcio da sempre è considerato non solo per il movimento economico legato ad esso, ma soprattutto come valvola di sfogo sociale.
Forse una soluzione ideale per la serie B – per non ledere interessi delle società e passione dei tifosi – sarebbe quella di procedere alla disputa di un mini torneo, con playoff e playout (partendo dall’attuale classifica) per consentire alle squadre che lottavano per la promozione di potersi giocare le chance di andare in A ed a quelle impelagate nei bassifondi della classifica di sperare nella salvezza sul campo.