di Giuseppe Barbato

Il Sassuolo di Dionisi nel girone di ritorno sta avendo un grande rendimento, meglio di loro solo Napoli e Lazio. Se valesse solo quella classifica le prime tre posizioni sarebbero Napoli 25, Lazio 24, Sassuolo 23. Quali sono i loro segreti? Come ha fatto a svoltare così dopo un girone difficile, nel quale solo contro la Salernitana si era espresso a dovere? Non c’è un alcun segreto, ci sono alcuni elementi che combinati insieme hanno dato questo risultato. Il primo elemento è la perseveranza: la società, a cominciare dal D.G. Carnevali, non ha mai messo in discussione Dionisi. Il tecnico senese, al secondo anno in neroverde, ha potuto lavorare sulle sue idee con tutto il tempo per costruire i meccanismi offensivi. Le cessioni di Raspadori e Scamacca l’hanno obbligato a re-inventare la manovra d’attacco, con buoni risultati.

Il Sassuolo sa essere egualmente pericoloso in transizione e col palleggio. Anche contro avversarie molto strutturate gioca bene la palla e costruisce con efficacia. Aggredisce in maniera chirurgica, così da trasformare ogni recupero palla in un contropiede micidiale. Il Milan l’ha imparato a sue spese. L’attacco non è solo la velocità di Laurienté. Su di lui non è escluso la riproposizione di Kastanos a destra, con quei raddoppi che hanno limitato Radonjic. Il Sassuolo, quando attacca, lo fa con tanti giocatori e con inserimenti dei centrocampisti. Gli esterni danno ampiezza per creare 1 vs. 1 e spazi per i compagni. La punta centrale, Pinamonti o Defrel, magari non segna tanto ma svaria su tutto l’attacco e si muove bene sia spalle sia fronte porta. Mobilità è la parola chiave: tutti si muovono per creare tante opzioni e non dare riferimenti. Attenzione alle soluzioni da fuori: ha tanti giocatori abili nel tiro dalla distanza.

L’uomo chiave: Maxime Lopez. In mezzo al campo la presenza del francese è fondamentale: il rendimento della squadra passa da lui. I numeri parlano chiaro: è primo per passaggi effettuati, primo per km percorsi medi, secondo per passaggi chiave e primo per recuperi. Palleggia molto bene sul breve, sa dare qualità sul medio, si smarca molto bene negli spazi stretti e sa ricucire la squadra con la sua corsa. Un centrocampista completo come pochi in Serie A. Vuole tanto il pallone sui piedi, se lo cerca vicino ai centrali ma sa anche prenderlo più avanti se pressato. Una delle sue qualità migliori è saper diventare terzo uomo, invece di cercarlo. Quando il Sassuolo è aggredito cerca la verticale per superare la prima linea di pressione. Maxime Lopez è bravissimo a trovarsi pronto sulla seconda palla o lo scarico, così poi da riprendere il suo posto in mezzo e imbastire l’azione.

Difendere su di lui sarà fondamentale e la Salernitana ha due opzioni. La prima è un’aggressione uomo su uomo, soprattutto nelle zone centrali. Quindi un lavoro di pressione delle due punte sui centrali e le mezzali nero-verdi, col trequartista pronto ad accorciare su Lopez e recuperare palla alto. Qualcosa di simile a quanto fatto in occasione del gol di Vilhena. L’altro lavoro è più posizionale, con la punta che di volta in volta si muove su uno dei due centrali e il trio composto dai due trequartisti più Lassana che occupano gli spazi per impedire la ricezione facile. Questa seconda opzione è meno intuitiva ma potenzialmente vincente: offre meno rischi di palla scoperta e lavora sulla grande mobilità dei tre centrocampisti (Lopez più mezzali) per farla girare a vuoto. Si potrebbe vedere un mix delle due, in base alle situazioni e al ritmo della partita.

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