Di Giuseppe Barbato
La classifica comincia a prendere forma: questa è la sintesi dell’ottavo turno di Serie A caratterizzato da trenta gol segnati, una sola vittoria esterna, il 4-1 dell’Atalanta a Empoli, e dal duopolio Napoli-Milan che prova a guadagnare margine sulla concorrenza. La capolista continua a punteggio pieno dopo 90° complicati: sbaglia un rigore, prende un palo, segna un gol poi annullato e alla fine deve affidarsi al suo asse portante: Koulibaly crea, Osimhen segna. Il Torino di Juric ha delle buone occasioni ma è in versione sciupona soprattutto con Brekalo. Il Milan addirittura va sotto 2-0 a San Siro contro il Verona e serve un gran secondo tempo per riprendere il match: l’autorete decisiva di Gunter è solo cronaca, l’immagine vera di questo Milan è nelle lacrime di Castillejo a fine partita. La squadra di Pioli potrebbe cantare “La gente come noi non molla mai”, com’è in voga in questi giorni, e risultare credibile.
Le altre cinque sorelle sono a distanza di sicurezza, minimo 5 punti, e racchiuse in tre punti: gli scontri diretti del weekend hanno reso realtà questo scenario. Sabato il 3-1 della Lazio sull’Inter, domenica la Juve che batte la Roma 1-0. Domina la polemica in entrambe le partite, per ragioni diverse, e in pochi guardano al dato del campo che non va sottovalutato. All’Olimpico si è vista un Inter corta negli uomini, con poche alternative credibili, e una Lazio ancora trascinata da Felipe Anderson; allo Stadium la Juve mette in campo tutta la propria solidità difensiva, la Roma guarda con apprensione all’infortunio di Zaniolo ma porta a casa una prestazione incoraggiante. Nel mezzo c’è l’Atalanta che ritrova i gol di Ilicic: lo sloveno finora era apparso spento, capace di fiammate come all’Arechi e poco altro. Al Castellani ha indossato l’abito della festa ed esaltato i compagni: che sia questa la chiave per la squadra di Gasperini? L’Empoli invece continua il proprio disastroso bilancio casalingo: 5 partite, una vinta e quattro perse.
A questo punto c’è l’altra metà del campionato, quella di chi aspira alla tranquillità e di chi punta alla sopravvivenza. La metà dei pareggi, due in questo turno. Il primo a Udine, dove il Bologna fa la partita e prova a segnare da tutte le posizioni (11 tiri nello specchio di cui 7 da fuori area) e al 67’ è Barrow a trovare lo spazio giusto. L’Udinese si aggrappa, per la seconda partita di fila, a Beto Betuncal: segna di nuovo, esulta come Lebron James ma Gotti non se ne cura. Preferisce pensare al centravanti che ha trovato. Il secondo pareggio, quello a Marassi tra Genoa e Sassuolo, ha due firme impresse sul tabellino. La prima è Gianluca Scamacca, autore della doppietta con cui il Sassuolo ha cercato di scappare nel primo tempo; la seconda è di Johan Vasquez, il messicano, finora oggetto misterioso del mercato rosso-blu e lanciato da titolare a sorpresa da Ballardini. Esordio in A e gol decisivo al 90’: poteva andare peggio.
La metà delle squadre sul fondo che vincono e accorciano la classifica, la sconfitta granata a La Spezia rientra in categoria che include le vittorie di Cagliari e Venezia. La squadra di Mazzarri sconfigge 3-1 la Sampdoria e conferma la necessità di Joao Pedro. Quando serve il brasiliano c’è sempre, accompagnato da Keita Balde che sembra il compagno di reparto ideale. I blucerchiati, di contro, sono apparsi spenti e con pochissime alternative: aggancio in classifica e posizione di D’Aversa sempre più a rischio. L’apporto dell’ex tecnico del Parma non si vede: Quagliarella e Caputo hanno le polveri bagnate e Damsgaard, tornato dall’Europeo come stella, giace inutilizzato. Il Venezia di Zanetti ottiene i primi tre punti casalinghi su due basi: centrocampo di lotta, accompagnato da Haps a sinistra autore di un ottimo esordio, e compattezza difensiva, dove svetta Ceccaroni che ha annullato Vlahovic. La Fiorentina gioca in ampiezza e in controllo del pallone ma si spegne puntualmente negli ultimi 20 metri: forse nel meccanismo di Italiano si vede la prima crepa, quella di una squadra che se non supporta il suo centravanti non sa cosa fare delle proprie trame di gioco.