di Giuseppe Barbato

Foto Giuseppe Nasti

Il Bologna, in questo 2023, sta avendo un rendimento importante. Si è anche guadagnato lo scalpo prestigioso dell’Inter di Inzaghi. Merito di Thiago Motta e delle sue scelte coraggiose, dato che ha costruito la squadra rinunciando al suo uomo migliore. Aveva ereditato una squadra dipendente da Marko Arnautovic e oggi se ne priva senza problemi. Non ha un centravanti però è valida in tutte le zone del campo. Una coppia di centrali, Soumaoro-Lucumì che combina molto bene fisico e tecnica; un centrocampo guidato sempre da Schouten; una trequarti con tante alternative diverse per qualità e quantità; Barrow ritrovato come atteggiamento.

Questo è il Bologna che arrivava a Salerno e questo è il Bologna che si è visto all’Arechi. La Salernitana non si è spaventata, anzi. L’inizio è stato arrembante come nelle ultime due partite, con la differenza che stavolta è arrivato subito un gol che è doppiamente importante: il primo di testa dell’anno e il primo di Pirola in Serie A. Grande soddisfazione per il giovane centrale che la meritava. La squadra ha continuato ad attaccare e sfiorato il raddoppio. Poi è venuto fuori il Bologna, col suo gioco. Il gol di Ferguson è frutto di un errata scalata difensiva ma soprattutto è frutto delle combinazioni rosso-blu, dei continui movimenti e contro-movimenti che rendono la vita difficile alle avversarie.

La seconda parte del primo tempo è il momento peggiore, dal punto di vista del gioco, della Salernitana dall’arrivo di Paulo Sousa. Sembra cadere in antiche paure, si rintana, fa errori semplici per una squadra che sa essere sul pezzo anche nelle difficoltà. Il Bologna spinge, ha un paio di buone chance ma manca l’occasione: un po’ per merito di Gyomber, un po’ per l’incapacità di costruire “il tiro giusto” contro il blocco basso granata. Nel gergo scacchistico si direbbe che Motta controlla il medio gioco. L’inizio ripresa sembra andare nello stesso modo, eppure quei due tiri iniziali sono una coda del primo tempo. Al 50° inizia davvero la ripresa ed è un’altra Salernitana.

Paulo Sousa la ribalta facendo capire che aggredendo il Bologna a centrocampo si può trovare qualche transizione positiva, c’era qualche crepa nelle coperture preventive ma non veniva esplorata a dovere. Paulo Sousa la ribalta con i cambi: più che Piątek, sebbene il polacco ha fatto il suo anche ieri, con la scelta di Vilhena. Era lecito un cambio in mezzo, serviva un supporto a Bohinen e Lassana. Era lecito Maggiore oppure una punta che portasse altro pressing. Arriva l’olandese che risponde benissimo e fa quel recupero palla da cui poi arriva, nel corner seguente, il gol di Dia. L’ingresso di Vilhena è l’ennesima smentita a chi diceva che Paulo Sousa avesse escluso dei giocatori del progetto. Tutti i pezzi sono importanti, esattamente come negli scacchi.

La Salernitana prova a organizzare il colpo finale ma è ancora il Bologna a uscire benissimo dallo scacco. L’occasione di Ferguson, prima del pari di Lykogiannis, è costruita benissimo con combinazioni e giocatori che si inseriscono molto bene: è l’immagine migliore dei rosso-blu perché lo scozzese, col suo lavoro in entrambe le fasi, è l’uomo-chiave di questa squadra. Mette i muscoli ma non è un pedalatore, non tira il velocista: sa anche fare lo scatto per i punti. Si muove bene senza palla e gli altri fanno la stessa cosa.

Il Bologna è la Salernitana come dovrebbe essere, ovviamente con i propri principii ma con una mobilità e una capacità di stare sempre in campo che la renda competitiva. Paulo Sousa, partita dopo partita, inserisce un altro tassello: un uomo, una situazione, una giocata, un movimento in fase di pressing. Ieri ha dovuto farlo contro una squadra che questo lavoro l’aveva già fatto nei mesi precedenti e quindi è matura. La Salernitana sta maturando e anche se non vince continua a fare i punti e migliorarsi. Non siamo ancora del tutto fuori dalle sabbie mobili ma la sensazione, ogni giorno che passa, è che ne usciremo bene perché sta dimostrando di sedersi allo stesso tavolo di chi le è più forte. Dopo la sosta dovrà dimostrare di battere i pugni anche contro chi è più debole, non facendosi irretire ma attuando lo scacco matto alla zona retrocessione.

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