Ci risiamo. Punto e a capo. Nessuna novità sul fronte granata, se non il ripetersi senza soluzione di continuità di un copione, scritto, letto e masticato. Uno squallore insomma. Ma sta bene così a quella fetta di tifoseria e di opinione pubblica che considera come valore supremo “la regolarità degli stipendi”. Regolari come le prese in giro da parte di una società che continua a mietere figurine meschine.

Jallow zittisce la sua curva: in altri tempi sarebbero intervenuti gli elicotteri

Quello che stiamo per dire è per fegati forti. Chiunque abbia conservato dentro il proprio Dna granata le partite macinate nel catino infernale dello stadio Donato Vestuti, ricorda bene quel clima. Altro che Sudamerica ai tempi dei militari. Chi si presentava a piazza Casalbore era ben consapevole della pressione cui sarebbe stato sottoposto prima, durante e dopo la partita. E così la sceneggiata napoletana di Lamin Jallow – atleta di tutto rispetto dal punto di vista professionale, almeno fino a ieri – non sarebbe passata sotto traccia. Altro che qualche sonora bordata di fischi, condita da improperi di ogni sorta. Per uscire dallo stadio, dopo aver insultato indecentemente tutta la tifoseria salernitana presente al match, sarebbe stato necessario l’intervento dell’elicottero. Come di fatto accadeva in quegli anni. Ma era un’epoca diversa, dove gli ultras con la “U” maiuscola si facevano rispettare.

Nessuno ha visto e sentito nulla: il teatro del mimo

La decenza è bella che superata. Basterà qualche altra iperbola letteraria del dirigente di turno che la scrittura di questo romanzo di fantascienza sarà ultimata. Il teatrino di Jallow nessuno lo ha visto nè sentito. Solo qualche compagno di spogliatoio (onore a Milan Djuric) si è esposto, dicendo a chiare lettere “il tifoso ha diritto di contestare, dissentire e dire quello che vuole”. Per il resto si è trattato di un pilatesco “lavamosene le mani”. Chissà come avrebbe reagito un allenatore come Carlo Mazzone davanti ad un simile scempio? Sarebbe volata qualche sedia?

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