Di Enzo Senatore

La Dea, quella bendata, stavolta ha dato una grande spinta all’Atalanta. Già, perché la tanto vituperata Salernitana di inizio stagione ha giocato una partita di carattere, intensità, applicazione. Non è bastato per portare a casa almeno un punto ma da qui, da questa prestazione bisogna ripartire per costruire un nuovo campionato. Da serie A. Una partita che, rispetto alle precedenti, consegna probabilmente al massimo torneo calcistico italiano una squadra finalmente consapevole non solo dei suoi limiti ma di quella che può essere la sua forza. Come dire, almeno gli schiaffi da faccia questi ragazzi se li sono tolti. Ora l’obiettivo primario è cominciare a fare punti. A cominciare dalla partita con il Verona. Per più di 60 minuti la Salernitana di stasera è aggressiva, tosta, gagliarda. È squadra e, al tempo stesso, felice combinazione di singoli. Per dire: Djuric si conferma imprescindibile per il gioco di Castori, Ribery cuce e inventa fin tanto che le forze lo sorreggono, i due Coulibaly sono a tratti addirittura dominatori del centrocampo. Gondo, infine, dà ragione a chi lo ha voluto di nuovo in maglia granata. Peccato solo che nella girandola delle sostituzioni la bilancia abbia spostato gli equilibri verso la Dea atalantina piuttosto che dalla parte del Cavalluccio (marino) rampante. La classifica, dopo 4 giornate, dice zero punti ma la Salernitana di stasera ha forse trovato la giusta dimensione. L’equilibrio e la convinzione che mancavano. Mercoledì ne avremo conferma o smentita. Il calcio è così.

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